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R Recensione

8/10

The Box regia di Richard Kelly

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

La famiglia Lewis si vede recapitare un pacco pochi giorni prima di Natale. Incerta di cosa farne, il giorno successivo riceve la visita dell'uomo che l'ha recapitato e scopre dietro la scatola la possibilità di guadagnare un milione di dollari. Cosa fare?

Approfittare dell'offerta al costo di una vita umana? I coniugi Lewis hanno bisogno di soldi, ma accetteranno di vivere tutta la vita con il rimorso?

Le sorti dell’umanità sono racchiuse in una scatola, sta all’uomo decidere se salvaguardare il proprio interesse egoistico o manifestare altruismo, preferendo risparmiare la vita di un proprio simile piuttosto che guadagnare un milione di dollari. Con un dilemma che si avvicina ai più classici dilemmi psicologici, una coppia di persone deve decidere della propria sorte, ma inconsapevolmente decide anche delle sorti del genere umano, in quanto il latore della scatola agisce per conto di una realtà extraterrestre che vuole indagare sulla specie umana.

Il regista Richard Kelly (già famoso per Donnie Darko) mette in immagini un famoso racconto di Richard Matheson  (già autore di Io sono leggenda), arricchendolo aggiungendovi particolari della propria vita personale e della vita dei propri genitori. Il protagonista del racconto lavora alla NASA come il padre del regista, così come la madre è un’insegnante. Ci sono poi tanti particolari che ricalcano le vicende della famiglia Kelly. Un film in qualche modo autobiografico che arricchisce un plot essenziale dando spessore ai personaggi presentati nel breve racconto dell’autore americano.

C’è una forte componente morale in questo film, ma d’altro canto anche un forte pessimismo, se si considera che la risposta al dilemma proposto è quasi sempre moralmente negativa, ossia  il latore della scatola sa già a priori che le coppie scelte arriveranno a preferire il milione di dollari. Ciò non toglie che rimanga il sospetto,  e un certo rimorso nelle coppie,  che le porta in alcuni frangenti a superare il loro egoismo guardando oltre il pure interesse. Il film ha una classica costruzione hitchcockiana, con un mcguffin iniziale (la scatola) che viene svelato a poco a poco nel corso della vicenda. C’è una certa suspence che il regista riesce a tenere alta con una copiosa colonna sonora, diegetica ed extradiegetica, anche se certo non raggiungendo i livelli dei film del maestro inglese.

Ma ciò che ci colpisce è l’utilizzo, come nel maestro del brivido, di segni filmici sparsi più o meno velatamente all’interno della pellicola, segni che sono indice di eventi futuri. Fotograficamente la macchina è in continuo movimento con ampie panoramiche degli ambienti, date da un movimento fluido e insistente. Vi è un ampio ricorso ai trucchi digitali sia nella ricostruzione degli ambienti sia nella costruzione di alcuni personaggi. Recitazione a volte affettata dei protagonisti Cameron Diaz e James Marsden, ma abbastanza realistica, così come convincente è la prova di Frank Langella, nella parte del latore della scatola. Nel complesso una storia avvincente che tuttavia stenta un po’ in partenza nella prima mezz’ora dove i ritmi più lenti tendono ad appesantire la visione.  

V Voti

Voto degli utenti: 4,6/10 in media su 5 voti.
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alexmn 5/10

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