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8/10

Baci Rubati regia di François Truffaut

Romantico
recensione di Francesco Carabelli

Il giovane Antoine Doinel riformato dal servizio militare per instabilità di carattere cerca un posto nel mondo cimentandosi nei lavori più diversi, senza mai perdersi di coraggio sostenuto dall'amore delle donne: la giovane fidanzata Christine e le più mature signore che incontra sulla sua strada... mostra spoiler

alla fine la giusta decisione di fare famiglia, ma non senza sorprese!

E' difficile affrontare criticamente le opere dei maestri. Ritengo che tra il novero di questi si possa contare François Truffaut . Il film Baci rubati si pone a metà strada della vicenda umana di Antoine Doinel, ragazzo francese protagonista di ben cinque film del regista transalpino : I 400 colpi, Antoine e Colette (episodio del film collettivo L'amore a vent'anni), Non drammatizziamo è solo questione di corna, L'amore fugge e il citato Baci rubati.

L'esperienza positiva de I 400 colpi, la voglia di lavorare ancora con l'attore Jean-Pierre Léaud, il riconoscersi di François nella figura umana di Antoine portarono Truffaut a riprendere successivamente il personaggio di Doinel per tracciare la storia di un giovane dall'adolescenza all'età adulta. Un giovane che potremmo definire guascone, instabile, ma ricco di un'umanità e di una voglia di vivere particolare: una voglia di mettersi in gioco, di provarsi, di correrre il rischio della ricerca di una propria strada nel mondo. Proprio questi sono i temi ricorrenti in Baci Rubati

Doinel, riformato dal servizio militare per instabilità di carattere, cerca di sbarcare il lunario adattandosi ai lavori più diversi: portiere di un albergo, investigatore privato, commesso in un negozio di scarpe, riparatore a domicilio di apparecchi televisivi. Truffaut è molto abile nel narrarci le vicende amorose di Antoine. Questi è coinvolto in una relazione aperta con Christine, una ragazza di lui poco più giovane (qui interpretata dalla bella Claude Jade, per la prima volta sullo schermo, poi musa di Truffaut, purtroppo prematuramente scomparsa).

La relazione tra loro è molto profonda ma ognuno vive la propria vita. Un'amicizia elettiva che lascia trasparire i contrasti della relazione di amore. Ma l'amore per Christine non impedisce ad Antoine di avere relazioni con altre donne: semplici prostitute con le quali avere veloci rapporti in stanze d'albergo o in appartamenti privati; o donne più mature affascinate dalla cortesia e dall'affabilità del giovane (tra queste la moglie del padrone del negozio di calzature presso cui Antoine svolge la mansione di magazziniere). La leggerezza, la spensieratezza, l'irresponsabilità di Antoine ci affascinano e affascinano le persone che gli stanno accanto.

Magnifico Jean-Pierre Léaud nel tratteggiare il personaggio di Antoine (come dimenticare la scena in cui Léaud davanti ad uno specchio ripete ossessivamente il proprio nome e quello delle donne amate quasi ad esemplificare la propria ricerca di identità). Truffaut vedeva in Doinel molto di sé stesso, ma anche molto del giovane attore francese. Tutte le volte che guardo un film di Truffaut, mi dico, sicuramente François era molto capace di mettere in scena. La sua tecnica è ineccepibile e tutto è fatto con una semplicità e una bravura che ti colpiscono. Forse per lui girare un film era davvero scrivere con la macchina da presa.

Credo che Truffaut fosse capace di equilibrio tra forma e oggetto raccontato, senza mai eccedere in puri formalismi. Operare in modo snello, dare la giusta libertà espressiva agli attori, essere capaci di raccontare storie senza mai cadere nel banale o in moralismi. Penso che Truffaut sia riuscito in questi obiettivi e ci abbia raccontato di sé e del mondo di cui era parte. Oggi i sui film sono testimonianza di un modo singolare di vedere la vita e sono di esempio per le giovani generazioni per la capacità di parlarci dell'uomo, delle sue debolezze e dell'amore che lo spinge a vivere.  

Baci rubati è dedicato a Henri Langlois, co-fondatore della Cinémathèque Française, e direttore della stessa fino alla sua morte. Nell'anno in cui Truffaut girava questo film la posizione di Langlois venne infatti messa in crisi dall'allora ministro della cultura André Malraux, che volle destituirlo. La protesta di un gruppo di artisti del mondo del cinema e degli appassionati frequentatori della Cinémathèque, tra cui Truffaut,  costrinsero il consiglio di amministrazione dell'istituto a rivedere la propria posizione. Il film vuole essere omaggio alla figura di questo padre spirituale della Nouvelle vague, capace con la sua opera di conservatore, di ricercatore di pellicole e di storico del cinema, di suscitare discepoli della settima arte, nonchè veri maestri del cinema di sempre.    

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Peasyfloyd (ha votato 7 questo film) alle 9:19 del 6 agosto 2009 ha scritto:

incantevole! Come ogni film di Truffaut con Doinel d'altronde.