R Recensione

7/10

Marius e Jeannette regia di Robert Guédiguian

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

La quarantenne Jeannette madre di due figli si innamora del curioso custode di una fabbrica in demolizione, Marius. Una storia felice, che deve però scontrarsi con il passato e le esperienze dei due e fare i conti con i rapporti di buon vicinato.

Un film curioso questo del francese Robert Guediguian, che ci parla della sua città natale, Marsiglia. Ambientato nel quartiere dell’Estaque, è la storia di un amore in fieri tra la quarantenne e due volte madre Jeannette (interpretata dalla partner di Guediguian, Ariane Ascaride) e Marius, un custode di una fabbrica in demolizione. A contorno di questa storia d’amore c’è un insieme di personaggi che ci danno uno spaccato del mondo proletario ed operaio della città francese.

La formazione “a sinistra” del regista francese emerge in più punti della pellicola, con battute anche talvolta  pesanti ed inutili verso la Chiesa e i governanti. L’idea di fondo è quella di una coralità dell’esperienza nel microcosmo del vicinato, nel quale amore, vizi e virtù emergono e ci danno una visione della società dal basso. Questa preferenza alla coralità ricorda da vicino l’opera del regista svizzero Alain Tanner, che negli anni ’70 in pellicole come Giona che avrà 25 anni nel 2000 aveva analizzato la società operaia e ce ne aveva fornito un dettaglio meno stereotipato e più convinto.

Comunque il regista francese di origini armeno-tedesche riesce a costruire una storia verisimile nella quale alla fine l’amore risulta essere, come nelle testimonianze di una delle vicine, l’ancora di salvezza del tessuto sociale. Da notare stilisticamente l’uso di una colonna sonora nella quale ha predominanza il commento di musiche classiche, il commento finale di una voce esterna che ci parla del futuro dei protagonisti a trarre le fila di questo discorso e l’uso insistito del controcampo nei dialoghi tra i due personaggi principali.

Ineccepibile per costruzione e forma e per la scelta dei personaggi, la pellicola pur guardando al mondo reale lo eleva ad una forma d’arte nella quale c’è spazio per momenti di poesia e purtroppo per molte banalità e per molta ideologia, che traspare dai discorsi dei personaggi.  

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