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8/10

La finestra sul cortile regia di Alfred Hitchcock

Thriller
recensione di Gloria Paparella

Quando il fotoreporter J.B. “Jeff” Jeffries si trova costretto all’immobilità nel suo appartamento con una gamba ingessata, inizia a spiare le vite del vicinato. Sospettando un assassinio, Jeffries ricorre all’aiuto della sua fidanzata Lisa per incastrare il colpevole…

Tra tutte le pellicole di Alfred Hitchcock, La finestra sul cortile è quella che più chiaramente dimostra il genio del regista per la suspense. Tratto dall’omonimo racconto di Cornell Wollrich, il film inizia proprio come era iniziato il cinema del suo maestro, ovvero osservando gli altri, in questo caso il vicinato che dà sul cortile. Un vicinato che diventa così un microcosmo di persone osservate non solo dal protagonista, ma anche da noi spettatori del film.

James Stewart è J.B. “Jeff” Jeffries, fotoreporter costretto a rimanere in casa a causa di una gamba ingessata e che trascorre il tempo spiando i suoi vicini, diventandone ben presto ossessionato. In particolare, inizia a sospettare che uno di loro, Lars Thorwald (Raymond Burr) abbia ucciso la moglie. Si fa aiutare dall’altolocata fidanzata Lisa (Grace Kelly) per indagare su una serie di eventi molto equivoci che culmineranno in uno dei finali più memorabili della storia del cinema.

L’innovazione più spettacolare del film (datato 1954) è quella di essere stato girato in un unico set, che comprende l’appartamento di Jeff e quello dei suoi vicini al di là del cortile; incuriositi dalla possibilità di spiare qualcun altro, gli spettatori scoprono così che la vita quotidiana può diventare lo spettacolo più interessante del mondo. Il film, poi, si presta a diverse interpretazioni, quali il voyeurismo o il teatro filmato, ma dimostra in maniera inequivocabile che il cinema rimane la più grande forma di intrattenimento.

La pellicola affronta anche il tema del rapporto di coppia che nel libro originale veniva vagamente accennato. Jeff non vuole impegnarsi più di tanto con la compagna, considerata “troppo perfetta” e sofisticata rispetto al suo stile di vita sregolato: le battute irriverenti dell’infermiera Stella (Thelma Ritter) e gli eventi che si svolgono negli appartamenti vicini fanno riflettere il protagonista sui dubbi e sui privilegi che una relazione amorosa comporta.

La regia è avvolgente e sapientemente dosata, ogni inquadratura è precisa e studiata nel minimo dettaglio poiché nulla è lasciato al caso: la storia diviene sempre più interessante e la tensione sempre più crescente man mano che l’indagine prosegue e, in particolare, quando Lisa si introduce nell’appartamento del presunto assassino, che la sorprende e la malmena. È dopo l’arrivo della polizia che il protagonista si trova faccia a faccia con Thorwald e rischia persino di morire ma viene salvato in tempo. Quello che Hitchcock mette in atto è uno schema narrativo assolutamente perfetto basato su una staticità iniziale, a cui segue un crescendo di movimento e, quindi, di suspense. Il film si completa con la presenza di ottimi attori, quali James Stewart, interprete superlativo capace di calarsi completamente nel personaggio aggiungendovi, però, un tocco del proprio carisma e della propria personalità. La sceneggiatura, poi, sembra essere stata disegnata per la sua prima attrice, una Grace Kelly sempre elegantemente vestita, ma che colpisce per la sua intelligenza scaltra e lucida e per la sua voglia di vivere che riflette la passionalità del personaggio.

Nato nel periodo più florido dell’attività hitchcockiana, La finestra sul cortile è un thriller sobrio, costruito alla perfezione, una chiara esemplificazione di come da un’unica ambientazione possa nascere un capolavoro.

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