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R Recensione

8/10

Gioventu Bruciata regia di Nicholas Ray

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Jim, un ragazzo da poco arrivato in città, non si sente compreso dai genitori ed è continuamente nei guai. L’amicizia con Judy e Plato, anch’essi adolescenti frustrati, lo faranno sentire meno solo, ma la morte di un ragazzo durante una corsa automobilistica verrà pagata a caro prezzo…

Film cult per gli amanti dei grandi classici, Gioventù bruciata è una delle opere che hanno maggiormente influenzato la storia del cinema ed è una delle prime pellicole a trattare il tema dell’inquietudine giovanile. Nicholas Ray, uno dei registi più attenti al disagio adolescenziale, si pone qui anche come grande osservatore dei dilemmi della generazione dei padri: il film, infatti, è un melodramma maschile sul fallimento della paternità all’interno di un decennio (quello del dopoguerra) nel quale i giovani cominciano ad affacciarsi all’opinione pubblica. Ray mette due generazioni a confronto senza però assumere il punto di vista di una delle due parti in causa, teso a  focalizzarsi sulle tensioni tra i personaggi e, attraverso il finale tragico, ne descrive la loro distruzione ma anche salvezza.

Chi meglio di James Dean avrebbe potuto interpretare la parte di Jim Stark, adolescente arrabbiato e deluso da un padre codardo (Jim Backus) che è continuamente sopraffatto dalle isterie della consorte. Persino al poliziotto che lo ha arrestato per ubriachezza confida di non voler diventare come suo padre, e dà prova del suo coraggio prendendo parte ad una “chicken run” (corsa del coniglio) che causerà la morte del suo rivale. Ma il rapporto padre-figlio centrale del film, e spesso sottovalutato, è quello che si instaura tra lo stesso Jim e Plato (Sal Mineo), ragazzo rifiutato da un padre che considera morto e che trova nell’amico una figura fantasticamente protettiva e di sostegno (in una scena, Plato confessa a Jim il desiderio di essere suo figlio).

La struttura melodrammatica viene fuori poi nella storia d’amore tra il protagonista e Judy (Natalie Wood), sua vicina di casa e compagna di liceo, anch’ella in guerriglia con il genitore che non le dedica più le attenzioni di una volta. Si tratta, più che di amore, di un sentimento di vicinanza e di comprensione, poiché entrambi i personaggi (e anche Plato, che diventa così il figlio immaginario della giovane coppia) vivono la stessa incomunicabilità nei confronti di un mondo che non sentono il loro.

Nicholas Ray, che amava affondare le sue storie in ambienti contemporanei e condirli con una scorza sociologica evidente, rappresenta il mondo interiore di Jim, in un teso equilibrio di punti di vista sugli scalpitanti teenager che dona al film una forza così dirompente da divenire il simbolo di una generazione. La storia, ispirata al libro Ribelle senza causa di Robert Lidner del 1944, e soprattutto l’interpretazione di James Dean colpiscono per la vitalità, l’istintività e la sensibilità trasmesse: ventiquattrenne cresciuto senza una madre e mal visto dalla figura paterna, Dean ha in sé tutta la rabbia del suo personaggio, un ribelle senza causa appunto, ma desideroso di essere ascoltato. Jim rappresenta anche un’alternativa al modello maschile dominante: con la sua sensibilità (elogiata dalla stessa Judy nella dolce scena del bacio) egli si oppone ai bulli come Buzz (Corey Allen), dall’arida personalità fatta di sentimenti celati. Da non sottovalutare anche il personaggio di Plato, ragazzo sperduto ed ipersensibile che si rifugia in un mondo di fantasia; egli si lega così tanto a Jim che, dopo un solo giorno di amicizia, scrive il nome del ragazzo sul suo taccuino accanto a quello di tanti altri: si tratta di uno dei momenti in cui l’omoerotismo, anche se velato e indiretto, appare per la prima volta sugli schermi ed è riferito ad un ragazzo di giovane età.

Il film, girato in breve tempo poiché Dean era già impegnato sul set de Il gigante, fu proposto inizialmente a Marlon Brando, il quale rifiutò la parte per dedicarsi al teatro, portando così Ray a convincersi che fosse proprio Dean la scelta giusta. Quello di Jim Stark è un personaggio indissolubilmente legato alla figura che lo interpreta e ne consacrò l’eterno successo a Hollywood, creandone un’immagine leggendaria tanto forte da perdurare ancora oggi. Natalie Wood e Sal Mineo furono nominati all’Oscar per le loro interpretazioni struggenti, e anche Nicholas Ray ricevette la candidatura come Miglior Soggetto.

 

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