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6/10

La Diva regia di Stuart Heisler

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Attrice dello schermo ma ormai in declino, Margaret Elliott cerca di riconquistare la perduta popolarità. In seguito ad un provino penoso per il suo ritorno in un film, la donna trova la felicità accanto all’uomo che le è stato vicino nei momenti più difficili.

Originariamente scritto per Joan Crawford (da sempre rivale di Bette Davis), La diva richiama da vicino Viale del tramonto (1950), anche se in tono minore rispetto alla celebre pellicola di Billy Wilder.

Nato da una produzione indipendente che la Fox mise in circolazione in tempo per la candidatura all’Oscar del 1952, il film racconta la storia di una ex diva di Hollywood, Margaret Elliott (Bette Davis), vincitrice di un Oscar ma ormai dimenticata dai grandi registi e dal pubblico. Affamata di una nuova parte che possa rilanciare la sua carriera, la donna è costretta a vendere i suoi effetti personali, viene arrestata per avere guidato in stato di ubriachezza e viene “salvata” dall’ex collega e costruttore navale Barry (Sterling Hayden). Il terribile provino per un piccolo ruolo si rivela un fallimento e, dopo aver rifiutato la parte in un film che descrive alla perfezione il momento che sta attraversando (intitolato, appunto, “La diva”), la protagonista torna nelle braccia del suo amore.

Diretto da Staurt Heisler, questo melodramma sul cinema poggia unicamente sulla bravura dei suoi interpreti: nonostante abbia recitato in pellicole di maggior livello, Bette Davis dimostra ancora una volta di essere un’attrice inarrivabile, eloquente e sicura di sé; quando barcolla ubriaca o quando spia all’asta dei suoi effetti personali, con la sua voce stridula e la sua camminata nervosa, risulta essere la migliore imitatrice di se stessa. Il film e l’interpretazione della Davis rimangono memorabili in due scene: la prima è quella del provino della protagonista, rovinato dal suo tentativo di interpretare la parte di una donna di mezza età come una sirena sexy, cadendo così nel ridicolo. Ma ancora di più nella sequenza successiva, Bette Davis è superba: in una sala di proiezione, Margaret Elliott guarda il suo provino in un crescendo di patetismo e rabbia impotente. L’attrice rappresenta sullo schermo tutta l’umiliazione e il dolore freddo di una diva in declino, una disperazione emozionante che le valse la nona nomination all’Oscar (vinto quell’anno da Shirley Booth in Torna piccola Sheba).

La pellicola presenta anche una giovane ma già esperta Natalie Wood (solo tre anni dopo sarà protagonista femminile de Gioventù bruciata), qui nei panni della figlia della diva decisa a seguire la madre nella sua nuova vita con Barry. Una scena sarà fatale per lei: a bordo di una barca, la Davis raccomanda alla giovane attrice di stare attenta a non cadere. Circa trent’anni dopo, Natalie Wood morirà in circostanze tutt’oggi misteriose al largo dell’Isola di Santa Catalina a bordo del suo yacht. Ironia della sorte…

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