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7/10

Devil's Knot - Fino a Prova Contraria regia di Atom Egoyan

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Tre bambini vengono rapiti e uccisi nei boschi del Tennessee. Pam Hobbs, madre di una delle vittime, non si dà per vinta fino a che non vengono individuati quelli che sembrano essere i colpevoli, tre adolescenti ribelli del paese con piccoli precedenti penali. Un investigatore sospetta però che l'assassino sia invece ancora a piede libero e convince Pam a guardare al di là delle apparenze e a dargli una mano a svelare il mistero. Ispirato ad un celebre fatto di cronaca che ha sconvolto un’intera nazione, il regista Atom Egoyan ci porta nelle aule di tribunale di uno dei casi più sconvolgenti degli ultimi anni.

Tratto da una storia realmente accaduta ed ispirato al libro Devil’s Knot: La Vera Storia dei Tre di West Memphis, il film di Atom Egoyan è il primo progetto cinematografico di alto livello (dopo i documentari Paradise Lost: The Child Murders at Robin Hood Hills del 1996 e Paradise Lost 2: Revelations del 2000), con un cast di tutto rispetto, che ricostruisce una rappresentazione chiara e vivida di quanto successo il 5 maggio 1993 nella cittadina dell’Arkansas. Quel giorno tre bambini vengono trovati morti immersi in un torrente, con i polsi legati alle caviglie e con chiari segni di violenza fisica. Il film espone non solo il dolore evidente della madre di una delle vittime, Pam Hobbs (Reese Witherspoon), donna disperata ma forte, che non si arrende fino a che non vengono individuati i presunti colpevoli, ma segue anche da vicino il tentativo da parte di un investigatore privato, Ron Lax (Colin Firth), di fare luce sulle dubbie modalità investigative portate avanti fino a quel momento: la polizia di West Memphis, infatti, dichiara che gli omicidi presentino le caratteristiche di un sacrificio di culto: escono così i nomi di Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley, ragazzi problematici del paese, coinvolti in attività sataniche. Nonostante la mancanza di prove effettive che li colleghino al crimine e le palesi sviste investigative, sia le autorità, sia la comunità intera si convincono che gli omicidi siano stati commessi dai ragazzi come segni dell’occulto, e come prova vengono tirati in causa gli oggetti trovati nelle loro camere, i libri di Anne Rice (scrittrice di romanzi gotici) e gli album della band Metallica. Basandosi su una confessione piena di incongruenze (quella di Jessie Misskelley, ragazzo dal quoziente intellettivo al di sotto del limite legale), la giuria dichiara colpevoli tutti e tre i ragazzi, condannati all’ergastolo e alla pena capitale.

La pellicola, girata nel 2012 in Georgia, è avvincente e il titolo calza perfettamente l’argomento: knot, ovvero il nodo, incarna il modo in cui sono stati legati i tre poveri bambini, ma si riferisce anche alla natura di questa vicenda, intricata e tortuosa. La complessità della storia unita al fatto che non ci sia una prova evidente di quanto accaduto e di chi abbia potuto commettere tale crimine permette al regista canadese Atom Egoyan di creare un’opera misteriosa, che turba in qualche modo lo spettatore per la mancanza di una risposta certa e sicura. Più che lasciare spazio all’emotività, il film vuole rappresentare un’esplorazione di come viviamo il male e di come reagiamo ad una perdita inspiegabile: le autorità locali dichiarano colpevoli i tre adolescenti pur non avendo prove schiaccianti a loro carico, aggrappandosi unicamente al fatto che essi ascoltano musica heavy metal o si vestono di nero, rappresentando qualcosa di diverso dalla normalità. Il clima di isteria generale e di sofferenza genera un errore giudiziario che viene intuito non solo dall’investigatore Lax, ma anche da Pam Hobbs che, seppur devastata dalla perdita del figlio, capisce che il vero assassino potrebbe essere ancora a piede libero. I due personaggi sono molto distanti tra loro: quella interpretata da una profonda Reese Witherspoon è una donna fortemente religiosa (il film sottolinea frequentemente l’identità conservatrice cristiana della popolazione di West Memphis), che crede nel perdono ma che si contraddistingue per il suo incredibile senso intuitivo; l’attrice premio Oscar nel 2006 dà tutta se stessa nei panni di una madre coraggiosa in cerca della verità, trascurando persino quell’eleganza estetica che l’aveva portata al successo ad inizio carriera. Quello di Colin Firth è un personaggio che entra nella vicenda come un escluso che si fa coinvolgere dal caso perché è fortemente pacifista e vuole evitare che i tre imputati siano condannati alla pena capitale. Ron Lax non ama i riflettori e la sua riservatezza fa sì che l’attore britannico, capace di svariare dai toni brillanti della commedia a quelli più seri e cupi del dramma e del noir, instauri una vera e propria empatia con esso.

Nel seguire questi due personaggi, il film non persegue l’obiettivo di scovare un nome, di portarci verso un colpevole, che potrebbe non essere mai trovato; piuttosto, Devil’s Knot vuole indagare più a fondo, scoprire come viviamo l’ignoto e la diversità, come i pregiudizi morali di una comunità possano manipolare la realtà. È questo che rende il film un viaggio tanto straordinario quanto spaventoso, un dramma inquietante che trascina lo spettatore a riflettere con maggiore consapevolezza su quanto accaduto al Robin Hood Park.

 

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alexmn 7/10

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