A La Leggenda di James Dean

La Leggenda di James Dean

James Byron Dean nasce l’8 febbraio 1931 a Marion, nell’Indiana, figlio dell’attrice Mildred Wilson e dell’odontotecnico Minton Dean. I tre si trasferirono a Santa Monica, in California, dove James, oltre a frequentare le scuole elementari, inizia a studiare tip tap e violino. Nel 1940 la madre di Dean muore di cancro al seno e il bambino si trova completamente solo: i due, infatti, erano molto legati, condividevano la passione per la recitazione ed un mondo fatto di immaginazione e creatività. Minton rispedisce suo figlio nello stato dell’Indiana insieme alla bara della madre: James si comporterà sempre i modo civile con il padre, tuttavia il divario tra i due è profondo ed incolmabile e durerà tutta la vita. Il giovane Dean viene cresciuto nella fattoria della zia a Fairmount e durante il periodo dell’adolescenza gioca a basket, recita negli spettacoli scolastici, partecipa a concorsi di retorica a livello statale e ottiene risultati eccellenti in tutti questi campi. Dopo aver conseguito il diploma nel 1949, James torna a Los Angeles e si iscrive al College di Santa Monica: racconta alla sua famiglia che vuole studiare legge, ma progetta di diventare attore. Oltre a prendere parte alla produzione universitaria del Macbeth, comincia la sua carriera di attore professionista con uno spot televisivo della Pepsi-Cola, in cui balla insieme ad altri adolescenti.

Dopo aver recitato in diverse trasmissioni televisive e aver abbandonato l’università, Dean si trasferisce a New York per far strada come attore di teatro: nel 1952 viene ammesso all’Actor’s Studio di Lee Strasberg e partecipa a 16 drammi televisivi e tre opere teatrali, tra cui L’immoralista di Andrè Gilde. La sua chiamata ad Hollywood è immediata e il regista Elia Kazan gli propone di recitare la parte del protagonista nel suo film La valle dell’Eden, scritto da John Steinbeck. La storia di Cal Trask, alla ricerca della madre e in perenne conflitto con il padre autoritario, ricalca la vita personale di James Dean, la cui gestualità corporea ed espressività fisica rendono l’interpretazione ricca di pathos. La popolarità dell’attore sale alle stelle, tanto che seguono in rapida successione altri due ruoli da protagonista in Gioventù bruciata, sotto la direzione di Nicholas Ray, e nel Gigante di George Stevens. La recitazione, dotata di un’espressività esasperata e molte volte basata sull’improvvisazione, permettono a Dean di accostarsi ai personaggi che interpreta, diventando il loro “ritratto”: da un lato il ribelle Jim Stark, incompreso dai genitori, che stringe amicizia con la graziosa Judy (Natalie Wood) e con il giovane Plato (Sal Mineo) in Gioventù bruciata; dall’altro, Jett Rink, un povero mandriano segretamente innamorato di Leslie (Elizabeth Taylor), sposa del proprio padrone, il milionario Dick Benedict (Rock Hudson), scopre il petrolio in un terreno ereditato. Nasce ufficialmente il mito di James Dean: “ragazzo ribelle” idolo della sua generazione e di quelle future, dal carattere schivo e riservato, fragile ed imprevedibile, ma dotato di un talento e di un incanto innato.

Con i guadagni dei primi due film, Dean compra un’auto sportiva, sua grande passione insieme alle moto: una vettura leggera, un gioiellino snello ed elegante pronto a ruggire con il suo motore il verso della libertà. Ma, il 30 settembre 1955, a soli otto giorni dal termine delle riprese de Il gigante, James Dean rimane vittima di un incidente stradale a sud di Cholame, in California: l’attore e la sua Porsche 550 Spyder, rinominata Little Bastard, erano diretti ad una gara automobilistica cui avrebbero dovuto partecipare a Salinas. Il ventitreenne Donald Turnupseed non vede l’auto di Dean e attraversa l’incrocio senza dare la precedenza: l’impatto manda in frantumi la fragile Spyder e la scaraventa ad un lato della strada. Un maledetto scherzo del destino per Dean che, proprio in Gioventù bruciata, aveva interpretato una scena di sfida automobilistica, e che in un uno spot televisivo sulla guida sicura del 1955 aveva dichiarato: “Guidate con calma, perché la vita che salvereste potrebbe essere la mia”.

La scomparsa prematura di James Dean, primo attore a ricevere una nomination postuma all’Oscar per il film La valle dell’Eden, significò la perdita di un eroe da emulare, di un simbolo dell’America anni ’50 e, soprattutto, di un interprete talentuoso e dalle potenzialità enormi. Durante un’intervista dichiarò: “Se uno riesce a gettare un ponte tra la vita e la morte, se riesce cioè a vivere anche dopo morto, forse allora è stato un grand’uomo”. Da ottimo sostenitore del Carpe diem, Dean si giocò tutto in un istante: ma in quell’istante, la sua immagine si congelò, trasformandosi in icona, in leggenda.

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