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6/10

For Greater Glory (aka: Cristiada) regia di Dean Wright

Storico
recensione di Alessandro Giovannini

rievocazione della guerra cristera, sorta di guerra civile combattuta nel Messico degli anni '20 del Novecento tra le forze governative anticlericali del presidente Plutarco Calles (Rubén Blades) ed un esercito popolare costituito dai cristiani perseguitati che ebbe tra i principali finanziatori e capi il generale Enrique Gorostieta Velarde (Andy Garcia), veterano della rivoluzione messicana ed ateo, che si schierò in difesa della libertà di culto (anche grazie al cospicuo compenso pattuito per i suoi servigi) e morì in battaglia poco prima della fine del conflitto.

Prima regia di uno specialista degli effetti speciali (Dean Wright ha lavorato a film come Titanic e la trilogia de Il Signore degli Anelli), è difficile non considerare questo film una propaganda cattolica; tuttavia è ingeneroso - come è stato fatto da molta stampa americana - non riconoscerne i meriti, in primis quello di rievocare un episodio quasi sconosciuto per noi europei di storia messicana. La produzione non può contare sugli stupefacenti budget di Hollywood, e questo lo ha chiaramente penalizzato, anche in termini di incassi - il film è stato un flop e non è stato distribuito in Italia. Tuttavia è encomiabile lo sforzo che è stato fatto per spendere al meglio i 12 milioni di dollari a disposizione, specie per quanto riguarda la ricostruzione d'ambiente. Purtroppo il regista si è fatto prendere troppo la mano con le scene di battaglia, che oltre ad avere il ben poco cristiano effetto di eroicizzare la morte e l'omicidio di massa, non reggono il confronto con le produzioni analoghe americane e nemmeno con i western Leoniani.

Il film è più volte incerto sul tono da prendere, mescolando a volte in modo maldestro epica storica e drammi individuali, con il rischio di non approfondire nessuna delle due dimensioni. In due ore e mezza di film si sarebbe potuta descrivere minuziosamente la dimensione politica della vicenda (relegata invece a poche scene di discorsi del presidente e di suoi colloqui con l'ambasciatore americano, promotore dell'accordo di pace), oppure si sarebbe potuta descrivere più dettagliatamente la figura del protagonista, il contraddittorio generale che, ateo ma con la croce al collo, assoldato come un mercenario ma pronto a dare la vita per una causa in cui crede, poteva risultare un personaggio assai più interessante di come è stato abbozzato. Il cast è tuttavia lodevole, e c'è una gustosa partecipazione di Peter O'Toole nelle prime battute del film che lascia il segno. Anche la gradevole colonna sonora, sviluppata attorno ad un tema principale ripetuto più volte nel corso della pellicola, è efficace.

Il film non manca di momenti intensi - l'apice si raggiunge con il martirio del bambino - nè di un impianto narrativo complessivamente solido ed interessante, tuttavia la qualità generale si abbassa a causa di tutti quegli elementi che verrebbe da chiamare americanate, se non fosse che il film è a totale produzione messicana: battute ad effetto, schematismo della messinscena che da metà film in poi alterna una scena di battaglia ad una scena di dialogo, immancabile discorso alle truppe stile Braveheart, ricerca di epicità a tutti i costi che dopo un po' stufa.

Si tratta in definitiva di un prodotto sufficiente che, se distribuito, troverebbe sicuramente il suo pubblico.

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