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7/10

Ti Ho Cercata In Tutti I Necrologi regia di Giancarlo Giannini

Thriller
recensione di Valentina Marchetti

Giancarlo Giannini nella doppia veste di attore e regista porta sul grande schermo un film che si rivela un prodotto autoriale esclusivo nell'attuale panorama italiano, con atmosfere cinematografiche  quasi alla David Lynch. Nei panni di Nikita, accompagnatore in quello che è l'ultimo “viaggio”, che diviene, per saldare un debito di gioco con l'inquietante Braque, la "preda" umana di un'insolita caccia, Giannini ci mostra come siano più “spaventosi” a volte i “vivnii” rispetto ai morti...

“Ma che cosa ne sai tu? “, questa è la frase che Nikita (Giancarlo Giannini) emigrato dalla nazione d’origine, rivolge alla sua compagna Ines quando lei gli chiede che cosa non vada, se ci sia un’altra donna, che lo faccia soffrire, lo abbia “cambiato” così tanto. Tutt’altra storia. C’è di mezzo un “gioco” , che ha stravolto fino alla pazzia Nikita. Quello di essere “cacciato” per sottrarsi ad un debito (contratto in una partita a poker), durante una battuta di caccia “umana”. Un meccanismo e abitudine perversi, che rendono altrettanto perverso questo becchino che fino al giorno prima conduceva un'esistenza normale, ed è poi incappato in una villa a Toronto, tra fumi e alcolici, sudore, ansia, loschi e ambigui giocatori, in un vicolo cieco. È diventato lo stesso oggetto di gioco, compiacente, prigioniero di un vizio per alcuni, ossessione per lui in seguito, l'unica che dà un senso a quella che è la sua esistenza. In un quadro del genere si inserisce Helena, un personaggio come si autodefinisce lei stessa “falsa, immorale, infelice”. Un connubio perfetto, di “decadenza” umana per entrambi gli amanti.

Che cosa ne sappiamo noi, anche, delle dinamiche che spingono infine un uomo “apparentemente” normale a spingersi oltre il confine, non ci è dato saperlo, per quanto possiamo essere bravi analisti della psiche e inconscio umano. Forse un’ambigua e macabra, latente attrazione verso la dimensione dell’adrenalina pura, dell’onnipotenza. Sul lato più prettamente materiale, nel caso di Nikita, la necessità di facili guadagni in tempi brevi, tutti finalizzati all’acquisto di una Mercedes. Quell’auto che per lui emigrato, forse, è il simbolo per la comunità, di esserne parte come tutti gli altri, finalmente? Chissà. Fatto sta che Giannini ha confezionato un prodotto pregiato, esclusivo, contornato da atmosfere quasi alla David Lynch, dove spicca nei panni di Helena, una Silvia De Santis che non ha niente da invidiare ad altre dive oltremanica nei panni di una dark lady nel senso di donna oscura più letterario del termine. C'è molta cura, nelle riprese, in ogni inquadratura da parte di Giannini che supera anche in termini di sceneggiatura ampiamente la prova. Segnale che il cinema italiano è vivo e non si è solo in modo sterile arenato in una sola, massimo due direzioni.

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