A A proposito di La rabbia giovane

A proposito di La rabbia giovane

 

Una minorenne si innamora di un ragazzo disoccupato che uccide il mancato suocero perché si oppone alla loro relazione. Poi fuggono insieme, seminando vittime tra gli inseguitori. Proprio quando la ragazza decide di abbandonare il violento amante, la polizia li acciuffa; lui è condannato alla pena capitale, lei a qualche mese di galera.

 

Opera prima di Terrence Malick che presenta molti tratti distintivi della filmografia del regista dell’Illinois. Storia vagamente ispirata ad un fatto di cronaca ad inizio degli anni cinquanta, raccontata però da un punto di vista assolutamente singolare. Balza all’occhio il distacco e l’apatia nella descrizione di una vicenda di ordinaria pazzia. Ciò che risulta straordinario è l’assurdità dei dialoghi e degli omicidi che si alternano con una normalità quasi surreale.

Malick ha un talento descrittivo unico ed inconfondibile con un’apatia che si percepisce dalle inquadrature e dal rumore incredibilmente basso anche nelle scene di inseguimento. Il regista sceglie il personaggio femminile come narratore e simbolo del distacco dagli eventi dell’essere umano. Holly sembra una bambina che si è rifiutata di prendere ogni responsabilità e giustifica con l’amore e l’attenzione di Kit nei suoi confronti il suo seguirlo in modo incondizionato. Non c’è morale e non c’è emozione ma solo una violenza cruda che segue il folle e impreciso piano razionale di un giovane che sa di non avere speranza in un mondo che travolge i vagabondi come lui. Particolarmente significativo il momento in cui risponde all’unica lamentela della succube Holly definendosi libero. È chiaro che si tratta di una sensazione a termine e fatua ma allo stesso tempo è autentica e per Malick la libertà è l’esistenza a pieno contatto con la purezza della natura. Proprio da questo punto di vista il regista propone delle stupende panoramiche delle praterie americane che si alternano a primi piani e spazi chiusi e angoscianti in cui si manifesta la violenza dei comportamenti umani. Caratteristica anche della filmografia successiva del regista l’interesse per alcuni particolari naturali come gli alberi, gli animali e gli insetti rappresentati con un tocco di inconfondibile poesia.  Straordinario Martin Sheen in versione divo alla James Dean, bellissime le musiche. Un’opera prima di Malick che in quest’opera non disdegna un’apparizione in un breve dialogo. Presentato in concorso al Festival di San Sebastián 1974, ha vinto la Concha de Oro come miglior film. Una piccola perla costata solo 450.000 dollari per il quale vale la pena spendere un’ora e mezza. Assolutamente da vedere.

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