A WORDS WITH GODS

WORDS WITH GODS

 

Un viaggio mistico attraverso le culture e le religioni più diffuse al mondo, per la prima volta riunite in un unico lungometraggio. “Words with Gods” nasce dall’idea del regista e sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga di riunire nove registi per realizzare altrettanti cortometraggi partendo dal tema delle diverse culture e religioni. Un progetto complesso, che è stato portato a termine con successo e presentato alla 71° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

La scelta vincente di Arriaga è stata quella di dare massima libertà ai registi selezionati, lasciando spazio alla creatività di ognuno. Il cineasta israeliano Amos Gitai (“Kadosh”, 1999) – che in “Words with Gods” dirige il cortometraggio “Il libro di Amos” – ha riconosciuto ad Arriaga il ruolo di partner illuminato, che è riuscito a dare una visione d’insieme pur consentendo ai registi di mantenere autonomia e indipendenza in un film che offre una vasta gamma cromatica dei paesi in questione. E infatti le essenziali scelte di Arriaga si sono limitate all’ideazione del progetto e dei temi da trattare e alla gestione dell’ordine degli episodi.

Il percorso del film collettivo inizia indagando il rapporto tra l’uomo e la natura attraverso il cortometraggio del regista australiano Warwick Thornton (“The Darkside”, 2014) intitolato “Veri Dèi”, storia di una giovane aborigena che decide di partorire da sola in una distesa desertica. Si intrecciano intensamente i temi della maternità, della natura, della terra e dello spirito, dando vita ad un suggestivo – e a tratti decisamente kitsch – quadro di meditazione animista.

Il percorso di Arriaga si sposta dalla natura e conduce lo spettatore – di episodio in episodio, in un crescendo di dubbi e realtà - a porsi una domanda: l’uomo moderno ha bisogno di spiritualità? A questo proposito, il regista spagnolo Alex De La iglesia (“Crimen Perfecto – Finché morte non li separi”, 2004), che nel film collettivo dirige l’arguto corto “La confessione”, sottolinea che la religione è il momento in cui si riflette, è un dialogo tra se stessi e i propri problemi, cercando costantemente di giustificare la propria presenza nel mondo. Il progetto di Arriaga non è volto a un’indagine sulle religioni, ma sugli esseri umani. In tutti gli episodi, infatti, si riflette sull’uomo e sul suo ruolo all’interno della società in cui vive. Questo tema è particolarmente presente in tre episodi, diretti da tre importanti registi.

In “La stanza di Dio”, Mira Nair – unica regista donna scelta per questo progetto – affronta con forza il tema delle differenze sociali a Mumbai, confrontando il lusso di una famiglia ricca – la cui unica preoccupazione è dove situare la “stanza di Dio” nella nuova casa – e il degrado della baraccopoli a pochi isolati di distanza.

Hideo Nakata (“The Ring”, 1999) affronta invece una storia ancora dolorosa per il popolo giapponese: la tragedia dello tsunami del 2011. In “Sofferenze”, racconta la vita distrutta di un giovane uomo, che per la catastrofe ha perso la famiglia. Sarà durante l’incontro con un monaco buddista che l’uomo inizierà a interrogarsi sul motivo della sua esistenza.

Infine il cineasta serbo Emir Kusturica (“Gatto nero, gatto bianco”, 1998), nell’episodio “La nostra vita”, descrive la giornata di un prete cristiano ortodosso che vive in solitudine nelle montagne della Serbia. Il regista, che è anche interprete del cortometraggio, non è all’altezza dei suoi precedenti lavori, e dirige un’opera spenta e piatta, decisamente sotto alle aspettative del suo pubblico.

L’episodio più originale di “Words with Gods”, che ha divertito notevolmente il pubblico di Venezia, è “A volte alza lo sguardo” di Bahman Ghobadi (“Il tempo dei cavalli ubriachi”, 2000). Il regista iraniano racconta la storia di due gemelli siamesi costretti a fare i conti con la loro inseparabilità, l’uno profondamente devoto alla religione musulmana, l’altro vittima della lussuria e desideroso di incontrare una donna.

Nella crisi della società moderna, è bene interrogarsi sul ruolo dell’uomo nel mondo: per questo la scelta di inserire come ultimo corto quello diretto da Arriaga stesso, che indaga il tema dell’ateismo. Va riconosciuto ad Arriaga il merito di aver ideato un progetto ambizioso e interessante, ma purtroppo il suo cortometraggio risulta incompleto e miracolistico, lasciando intendere che il regista abbia perso il suo soggetto per strada durante la lavorazione e abbia preferito affrontare il tema del dubbio.

Words with Gods” è dunque un film complesso e intenso e, nonostante soltanto pochi episodi riescano a catturare l’attenzione, risulta un’opera ricca di spunti di riflessione.

 

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