R Recensione

6/10

Storie sospese regia di Stafano Chiantini

Commedia
recensione di Giulia Bramati

Thomas è un uomo silenzioso e solitario, che si occupa di un mestiere pericoloso: mettere in sicurezza le pareti rocciose. Dopo la morte di un collega, viene licenziato insieme al resto della squadra e si trova costretto ad accettare un nuovo lavoro in un paesino abruzzese. La triste realtà della corruzione e degli interessi speculativi del cantiere prenderà però il sopravvento, insinuando nella coscienza dell’uomo un sempre più pressante dilemma.

 Il dramma della corruzione, degli interessi speculativi e del malfunzionamento della gestione delle grandi opere in Italia è un tema trascurato, lasciato perlopiù a piccole inchieste giornalistiche e a rari servizi televisivi preparati soltanto nel momento in cui avviene una tragedia. Stafano Chiantini prova a smuovere l’interesse nei confronti di questa realtà realizzando un lungometraggio di finzione, profondamente ispirato alle vicende avvenute a Ripoli, piccolo comune abruzzese che si è trovato a dover rispondere a significativi danni territoriali causati dal cantiere adibito alla realizzazione di un’autostrada. L’incapacità della politica e delle imprese di estinguere un sistema mafioso e clientelare sempre più consistente genera non soltanto un problema socio-politico, ma influisce anche nel benessere della società, che in diverse occasioni si è ritrovata a dover lasciare la propria abitazione, la propria attività e la propria vita.

Il regista abruzzese Chiantini prova dunque a raccontare attraverso il linguaggio cinematografico questo tema, scegliendo come punto di vista quello di Thomas (Marco Giallini), un uomo silenzioso e solitario che si occupa di un mestiere pericoloso, quello di mettere in sicurezza le pareti rocciose. Costretto a rientrare a casa dopo la morte di un collega in cantiere, Thomas si ritrova disoccupato; decide così di accettare un’offerta lavorativa in un paesino abruzzese, dove la costruzione di un nuovo tratto di autostrada ha generato lo spostamento del terreno, causando ingenti danni alle abitazioni.

Si insinua così, lentamente, nell’uomo un acceso dilemma: seguire la propria egoistica necessità di lavorare per riuscire a mantenere la famiglia oppure rinunciare all’occupazione per la propria dignità, per non divenire parte di un sistema corrotto che agisce nell’interesse di potenti malavitosi? L’idea di Chiantini, anche autore di soggetto e sceneggiatura, è manifesta: l’onestà e la determinazione di pochi può provare a smuovere le coscienze di molti. Ed è infatti Giovanna (Maya Sansa), combattiva insegnante della scuola materna del paesino, che con la sua caparbia convince Thomas a intraprendere la giusta scelta.

Ciò che non convince, tuttavia, di questa pellicola è la strenua ed estrema volontà di politicizzazione, che finisce per sovrastare la struttura narrativa, rendendo il film rigido e schematico. Le numerose denunce avanzate nel corso del film, dagli incidenti sul lavoro causati dall’assenza di misure di sicurezza adeguate alla corruzione delle grandi opere, temi di cui è fondamentale discutere oggi, non godono di un adeguato equilibrio all’interno della sceneggiatura, restando così meri messaggi politici. È necessario, però, riconoscere la volontà del regista di raccontare una realtà lasciata ai margini, di cui oggi più che mai è necessario discutere.

Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia, il film sarà distribuito in sala da Pablo a partire dal 3 settembre.

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