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8/10

Teorema Venezia - Una Città Alla Deriva regia di Andreas Pichler

Documentario
recensione di Elena Rimondo

Un abisso sempre più profondo divide la Venezia turistica dalla Venezia di chi vi abita e lavora. Da un lato, il numero di turisti va aumentando, rendendo la città invivibile, soprattutto nella stagione turistica. Dall'altro, Venezia si sta via via spopolando a causa degli affitti troppo cari, dell'acqua alta e della mancanza di servizi. Teorema Venezia racconta le due facce di questa città attraverso le vite e i racconti di chi la conosce intimamente, ovvero i veneziani DOC.

Come s’intuisce dal sottotitolo del documentario di Andreas Pichler, regista altoatesino, Venezia ormai è spacciata. Non lo dice l’autore, ma i personaggi protagonisti del documentario, ovvero persone che conoscono bene la città e che rischiano di condividere la stessa sorte. Un agente immobiliare, una scrittrice solitaria e nostalgica, una guida turistica, un trasportatore e un gondoliere in pensione: sono questi i veneziani in via di estinzione di cui tanto si parla, ma che raramente si riesce ad avvistare. Teorema Venezia, invece, ce li fa conoscere intimamente, mostrando le difficoltà quotidiane del vivere in una città assediata da orde di turisti, sgretolata dal moto ondoso e molto spesso resa impraticabile dall’acqua alta.

Il documentario si apre con le riprese accelerate della folla che, ogni giorno che Dio manda in terra, brulica in piazza San Marco o si accalca sul ponte della Paglia per scattare frettolosamente una foto al ponte dei Sospiri. Frettolosamente perché i turisti che fanno tappa a Venezia al giorno d’oggi sono ben diversi dai viaggiatori del Grand Tour, che passavano settimane, se non mesi, nella città, vale a dire il tempo necessario per visitare l’enorme centro storico e le isole della laguna. I turisti che le grandi navi vomitano alla stazione marittima hanno a disposizione un giorno per “visitare” la città. Mentre le guide turistiche cercano di penetrare la spessa cortina di superficialità dei loro ascoltatori americani, russi e giapponesi, i turisti, in canottiera e pantaloncini, pensano a collezionare fotografie nei luoghi simbolici della città. A trarne vantaggio sono in molti, dai titolari di bancarelle di souvenir di cattivo gusto e negozi di paccottiglia di vetro agli albergatori, dai gondolieri alle società di navigazione.

L’autore, però, mostra la catastrofe in atto attraverso la vita quotidiana dei personaggi, persone comuni che, per la loro stoica resistenza in una città carissima e abbandonata dalle istituzioni, possono benissimo aspirare allo status di eroi. Chi abita a Venezia si trova così a vivere in una situazione paradossale: da un lato, la città sprofonda sotto il peso di migliaia di turisti, dall’altro, chiudono uffici postali, reparti ospedalieri e negozi alimentari, esattamente come nei paesi di montagna. Di conseguenza, chi può scappa, in particolare i giovani. I protagonisti del documentario lo sanno bene, in particolare il trasportatore, il cui lavoro spesso lo porta ad andare a ritirare i mobili dei veneziani che traslocano in terraferma, spinti dal problema del caro affitti. Anche qui, Venezia è patria di un paradosso senza eguali, per cui case vendute o affittate a prezzi da capogiro hanno in realtà gravi problemi di staticità o sono destinate a sgretolarsi a causa del moto ondoso e di restauri deleteri. Il documentario ad un certo punto mostra chi sono gli acquirenti delle case lasciate vuote dai veneziani. Sono gli impresentabili frequentatori del ballo del doge, spettacolo tanto elitario quanto kitsch che ha luogo durante il carnevale in un lussuoso palazzo veneziano. La scena suscita – come molte altre del documentario, d’altronde – profonda indignazione, perché, appunto, si tratta di un documentario, anche se il tono è lo stesso della feste de La grande bellezza di Sorrentino. Così come sono realtà le navi colossali che rischiano di causare un danno catastrofico per concedere ai turisti il lusso di vedere il bacino di San Marco direttamente dalla suite.

Più pessimista di Sei Venezia, Teorema Venezia condivide con il documentario di Carlo Mazzacurati lo sguardo poetico e dolente, riuscendo però a suscitare anche rabbia e volontà di correre in aiuto di una città che è l’epitome dell’Italia stessa.

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