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8/10

Girlfriend in a Coma regia di Annalisa Piras

Documentario
recensione di Giulia Bramati

Bill Emmott denuncia la drammatica situazione economica e morale dell'Italia negli ultimi vent'anni, auspicando un risveglio da questo profondo coma.

Troppo spesso noi italiani abbiamo delegato tutte le colpe del degrado economico e morale del nostro Paese alla crisi finanziaria che ha colpito l'occidente negli ultimi anni, cercando di sottrarci alla responsabilità di aver contribuito noi stessi al naufragio del nostro Stato.

Dall'inizio degli anni '90, infatti, l'Italia è stata vittima di vituperi che l'hanno portata ad uno stato di coma. Ed è proprio la pericolosità di questa situazione che ha spinto la giornalista e documentarista Annalisa Piras ad indagare le cause che ci hanno trascinati in questo declino e a proporre alcune vie d'uscita.

Girlfriend in a coma” si ispira al libro di Bill Emmott – direttore de The Economist dal 1993 al 2006 - “Good Italy, Bad Italy”. Il giornalista stesso si reinventa narratore, per guidare lo spettatore in un viaggio in quella parte dell'Italia che vuole cambiare.

Il documentario esordisce con un approccio politico, mostrando alcuni dei fattori che hanno mortificato l'Italia, allegorizzata nella ragazza in coma del titolo: in primis, il degrado culturale introdotto dal berlusconismo attraverso i mass media, la mortificazione della dignità della donna, l'accettazione di siparietti politici dove prevale chi grida più forte piuttosto che chi offre le proposte migliori, l'enorme potere delle mafie durante le elezioni grazie a voti di scambio, l'inquinamento dell'Ilva di Taranto.

Per spiegare questa pericolosa involuzione, gli autori hanno lasciato spazio ad alcuni tra i più importanti protagonisti della cultura e dell'economia italiane attuali, con l'obiettivo di mostrare che un cambiamento di rotta è ancora possibile. Da Roberto Saviano, il quale affronta il problema della criminalità organizzata, a Toni Servillo, che denuncia il triste stato dei teatri italiani, Umberto Eco, che ricerca le cause storiche di quanto stiamo vivendo, Carlo Petrini, che spiega il suo punto di vista su un possibile rilancio economico dell'Italia partendo dall'agricoltura.

Girlfriend in a coma” è un film che denuncia problemi reali che dovrebbero sempre essere al primo posto nelle discussioni politiche, ma che vengono nascosti o dimenticati, perchè giudicati pericolosi.

Il punto di forza del documentario è quello di non limitarsi a demolire l'Italia, mostrando solo quello che non funziona: gli autori offrono, infatti, margini di speranza, senza però cadere nel banale. Accanto all'Italia cattiva, esiste anche un'Italia buona che lotta ogni giorno, nella speranza di poter cambiare le cose. Non ci si può nascondere nell'idea conservatrice che “nulla cambia, ma almeno abbiamo la nostra cultura”. Il riscatto non è rappresentato soltanto dalle passeggiate di Emmott in alcune meravigliose località italiane, caratterizzate da incantevoli paesaggi e illustri edifici: ciò che serve realmente è una riscossa ed una mobilitazione popolare. Ed è questo il nodo centrale della seconda parte del documentario: protagonisti del cambiamento devono essere i giovani e le donne. Denunciando la scarsa considerazione delle pari opportunità nel nostro Paese, per esempio, la coppia Piras-Emmott mostra anche, però, il tentativo di svolta delle manifestazioni di “Se non ora quando”.

In una parte del documentario, gli autori si preoccupano di mostrare le nostre eccellenze, sia quelle di lunga data, come l'industria Ferrero, sia quelle più recenti, come la nuova catena di supermercati di qualità Eataly e le piccole cooperative sociali, che spesso si fanno carico di problemi trascurati dalle istituzioni.

Non vengono dimenticati gli italiani che hanno deciso di lasciare le proprie città d'origine per poter trovare una gratificazione che l'Italia non ha saputo offrire loro: dalle interviste scelte per il film, si evince che molti italiani all'estero, seppur nutrano la speranza di poter ritornare un giorno alle proprie radici, preferiscano restare in altri Paesi, che si sono dimostrati più stimolanti e lungimiranti.

Da un punto di vista stilistico, la regista ha scelto di ricreare metaforicamente lo stato comatoso dell'Italia utilizzando il disegno animato di una ragazza, che subisce una serie di terribili violenze all'interno di una torre, che anche Emmott esplora. L'oscura scalinata della torre diventa un percorso verso l'abisso, una metafora della triste condizione socioeconomica italiana.

Girlfriend in a coma” è un film che stimola alla riflessione e che offre nuove speranze nei confronti dell'Italia e dei suoi abitanti. Il fatto che, dopo l'annullamento della proiezione al MAXXI, abbia trovato in tempo record una distribuzione - grazie a L'Espresso e Sky - rappresenta un ottimo auspicio per il futuro: è sufficiente confrontare la questione con le maggiori difficoltà che Erik Gandini incontrò per la distribuzione del suo documentario “Videocracy – Basta apparire” su scala nazionale nel 2009. Forse il vento sta cambiando.

 

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 4 voti.

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alexmn (ha votato 8 questo film) alle 10:29 del 28 febbraio 2013 ha scritto:

l'ho apprezzato assai, sia per la qualità realizzativa sia soprattutto per quel che dici alla fine ovvero che è un film che stimola alla riflessione. ha i suoi punti deboli - perchè l'attacco al berlusconismo è sacrosanto però non può essere quasi-il-solo capro espiatorio totale di un processo degenerativo più complesso e ramificato - però riesce a cogliere alcuni punti fondamentali della questione italiana. dove il problema, a mio parere (e anche per la regista che era sostanzialmente d'accordo con la considerazione che feci post-visione...peter gomez de il fatto quotidiano invece lo era meno, però sono comunque loro che continuano imperterriti a pubblicare articoli che parlano di emilio fede ) è sulla capacità d'informarsi, di capire, di avere un minimo corredo di strumenti per interpretare la realtà, ognuno con il proprio grado di profondità. quando manca questa consapevolezza, quando l'informarsi diventa quasi un lavoro da lionel messi che deve dribblare valanghe di mala-informazione, la situazione non può che precipitare..

comunque un documentario, che io trovo superiore a videocracy, che merita di essere visto da tanti, perchè ha un linguaggio diretto e schietto, e su cui tanto ci sarebbe da dibattere.