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8/10

Materia Oscura regia di Massimo D'Anolfi

Documentario
recensione di Allegra Mistretta

Il Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Salto di Quirra visto estremamente da vicino, dietro uno sguardo pacato e silenzioso che non dimentica di farsi freddamente aspro nel mettere in mostra la ferita profonda di una terra preziosa: la Sardegna.

Il rombo di un missile che fende il silenzio; in quelle terre povere ed infertili, distrutte dall'errore ed orrore umano, si fa la fame e si vive alla giornata, si vive come si può e con il poco di cui si dispone. Non è l'ennesimo lungometraggio bellico, ma Materia Oscura, il nuovo film diretto dalla coppia di documentaristi Massimo d'Anolfi e Martina Parenti.

La "materia oscura" sono quell'infinità di armi, razzi e missili militari testati per oltre cinquant'anni al Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Salto di Quirra, in Sardegna; la pellicola si sviluppa nel triplice intreccio delle indagini giudiziarie sorte riguardo alle contaminazioni rilevate nelle zone con filmati d'archivio dei test militari e con la visita silenziosa presso l'abitazione, nelle zone limitrofe il Poligono, di due contadini. Sono padre e figlio, possessori di un bestiame che non riesce più a riprodursi e che quando riesce, come quando la cinepresa, tacita spettatrice, mostra il povero vitello nato con una deformazione grave alle articolazioni, è capace solo di portare sofferenza e morte; sono la voce di tutte le persone colpite dai danni degli esperimenti militari compiuti nel corso degli anni, la voce di una rassegnazione rabbiosa che ha soffocato la sofferenza ormai da tempo.

La critica di d'Anolfi e Parenti è posata e silenziosa, si insinua in immagini talvolta crude e forti quanto inaspettate: è nell'improvviso scoppio di un'arma, che rompe la pace di una delle terre più selvagge e spettacolari del nostro paese, ed è nelle testimonianze delle conseguenze dell'inquinamento chimico causato dai residui dei test (dei più svariati, arrivando anche a sostanze radioattive), che ammalano l'aria ed ammalano anche tutte le forme di vita che la respirano, che si infiltrano nella terra e la uccidono, lentamente ed inesorabilmente.

È una testimonianza che non ha intenzione di dare una propria opinione; vuole soltanto esporre a sangue freddo, vuole farci testimoni a nostra volta e gettare luce su uno dei tanti contesti dimenticati (se non sconosciuti) dai più. E nonostante lungo tutta la pellicola permanga questo sguardo tanto algido, tuttavia, lo spettatore consapevole saprà tenere gli occhi incollati allo schermo. E rifletterà.

Realizzato in collaborazione con Rai Cinema, ha rappresentato l'Italia al 63° Festival del Cinema di Berlino ed in Italia, in anteprima contemporanea il 16 marzo 2013, è stato mostrato al Bif&st - Bari International Film Festival ed al Bergamo Film Meeting.

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