V Video

R Recensione

8/10

Gomorra regia di Matteo Garrone

Drammatico
recensione di Giuseppe Pontoriere

Quattro vicende si alternano avendo in comune due elementi fondamentali: Napoli e la camorra.

Napoli.

Inutile dirlo, è la realtà che meno si aspetterebbe un individuo normale. Anarchia su anarchia, Nietzche che si crogiolerebbe nella tomba. Una babele di multietnie e di mezze verità. Ma anche onestà, amore, arte, filosofia.

Purtroppo tutto risucchiato dal nichilismo. E' come un vuoto che riecheggia. Sempre di più. E nei volti di tutti una ferita invisibile che paralizza il volto.

C'è da dire subito una cosa, Matteo Garrone ha leggermente esagerato. Ci ha proposto una Napoli (o almeno buona parte di essa) senza alcun tipo di speranza. Anzi, la speranza è come qualcosa che non è stata inventata e mai lo sarà. Non può essere proprio concepita. Perchè non ce n'è bisogno. E' un'induzione filosofica congenita. Si nasce, si passa una metà dell'infanzia in modo normale, si inizia a simulare la criminalità, lo sporco delle vie che viene accostato al sangue. Si inizia a fare le commissioni per i più grandi. Si diventa parte di un clan. E quelli che prima erano amici, o vengono con te, oppure non sono più nulla. E la mente non proverà più affetto per quella figura. Niente, al massimo un piccolo fremito nelle sinapsi. Basta.

Il destino di alcuni uomini messo su un tavolo che non è regolare. Perchè lo comanda sempre quella persona. Al massimo lo puoi rovesciare.

Ragazzi presuntuosi, che giocano al massacro, divertendosi a vedere una testa sanguinante o un urlo di dolore, l'ultimo, appoggiarsi violentemente a terra. Non sapendo che forse sarebbe meglio stare al proprio posto, evadere da quell'impulso giovanile quasi obbligato. Quasi naturale. Come la masturbazione o l'innamoramento. E la loro resistenza è sempre minore, o forse non c'è mai stata. Gomorra è la città, assieme a Sodoma, rasa al suolo da Dio.

E qui l'assonanza con "camorra" è accompagnata anche dalla metafora biblica. E' un radimento al suolo subdolo, implicito. Interno alle menti. Una distruzione di ideali, di speranze, di progetti. Una bomba ancora più potente, perchè mobilita migliaia di persone. Anche le donne, quelle che sembravano poter resistere a questo sistema. Garrone ne salva alcune, che però non sono salvate dalla vita. Giusto per legittimare un punto di vista esterno, una sorta di esigenza dello spettatore nel cercare negli occhi di qualche cittadino la bontà, la voglia di ribellarsi a quel sistema.

Maria Nazionale, cantante napoletana di successo, interpreta una delle donne che si sono ribellate, e che sono esenti da quell'impulso diabolico. E lo fa in maniera eccezionale, essendo semplicemente se stessa, una donna semplice che ha il solo desiderio di vivere. Che è costretta anche a separarsi da uno dei suoi migliori amici (Gianfelice Imparato), che diventa un vero e proprio mediatore di denaro per i suoi compagni di clan.

Tony Servillo interpreta l'apparente salvatore dei lavoratori, il direttore di un industria di stoccaggio dei rifiuti, che assolda un giovane ragazzo in gamba, illuso dalla possibilità di poter svolgere un lavoro pulito, onorato. Due figure integrate da un punto di vista più esterno di quello della violenza, ma nella pratica ancora più devastanti, perchè oggetto di disastri ambientali. Servillo è il gerarca della distruzione, ed è abilissimo nel calarsi nella parte. La sua schiettezza è senza pari, il linguaggio è raffinato ma non mancano le inflessioni dialettali. E neanche le incazzature. E' la persona che non dà speranze neanche per se stesso. Perchè è vittima di ciò che fa, ma allo stesso tempo per vivere è costretto a farlo. Un cane che si morde la coda. Il ragazzo può scegliere di salvarsi o meno.

Qui Garrone ha proposto un bivio sociale, un escamotage visto il contesto meno legato al sangue. Pasquale invece è un sarto, a cui arriva un offerta molto allettante da un direttore d'imprese cinese. Visto lo stipendo precario che il suo datore (Gigio Morra) gli propone, accetta la proposta e si troverà costretto a intraprendere due turni estenuanti. Sembrerà quello che ha sofferto di più, ha vissuto sulla sua pelle più umiliazioni morali e stanchezze, ma alla fine potrebbe essere dedotto anche il contrario.

Sembrano storie a sè, divise, indipendenti. Ma sono tutte legate ad un comune denominatore, prima della camorra la mentalità. Qualcosa che è come un tubo di scarico incrostato, gorgoglia ed emana fetore, e per pulirlo si utilizza qualcosa di veramente corrosivo, invece che una soluzione più lieve e fresca. Ma poco importa. La puzza delle strade e del sudore degli aguzzini non sembra essere un problema. L'azione alienante dello sparo al rivale sembra oggetto di una catena di montaggio infinita e perfetta nella sua follia. La mancanza assoluta di attenuanti per i più deboli fa parte di un codice mai fissato veramente, ma scritto nel sangue di tutti. Non esiste possibilità di ritirarsi. Non esiste la paura. Si lavora e basta. Si guadagna con qualsiasi mezzo. Si annaspa solo perchè il cammino può essere tortuoso. Non si guarda in faccia a nessuno. E lo spettatore coglie nel quadro di Garrone un'allegoria ossessiva, quasi penosa. Quel potere del boss è frutto di tanta ignoranza e presunzione, è un artificio infelice. Non merita rispetto, soltanto vergogna, ma più che altro azione insieme all'indifferenza. Indifferenza non come omertà, ma mancanza di espressione di rispetto o di rabbia. E' un quadro battezzato con il fuoco, il momento ludico diventa anche lo sparo, i bambini parlano da grandi, come se stessero dicendo che quella bicicletta deve essere comprata per forza.

Le sensazioni suscitate dal lungometraggio sono molteplici, neanche molto ben definite. Sembra quasi un timbro scolpito nel cervello. Come a dire "Non venire a Napoli". La voglia effettivamente passa, a vedere quella rappresentazione che poi tale non è. Non a caso sono stati ingaggiati anche veri criminali nel cast. Perchè attori comuni possono arrivare fino ad un certo punto a quel grado di indifferenza e di schizzi di sadismo. Dove neanche il sadismo piace.

 

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 13 voti.

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

dalvans (ha votato 7 questo film) alle 11:44 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Discreto

Discreto