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2/10

Videocracy - Basta Apparire regia di Erik Gandini

Documentario
recensione di Lorenza Biava

Erik Gandini vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da trenta anni. Riesce a ottenere l’accesso esclusivo alle sfere più potenti (Lele Mora, Corona, registi di grandi reality Mediaset) rivelando una realtà alquanto triste, derivata dalla spaventosa evoluzione della televisione italiana perfetto ritratto di un paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale.

Videocracy è un film che potrebbe piacere a Marco Travaglio. Detto questo non posso dire in tutta coscienza che sia un film godibile a tutti. Tipo che a me non è piaciuto affatto. Ora, non è per voler essere berlusconiani o -Dio non voglia - centristi, perchè diciamolo siamo andati a vedere questo film proprio perchè ci piace di sentir parlar male di Berlusconi. Eppure non c'è stata soddisfazione. 

Mancava verve, mancava il montaggio (che in un documentario direi è a dir poco fondamentale) ma sopratutto mancava la bravura del regista, Erik Gandini, cineasta di origini italiane ma da tempo trasferito in Svezia (tra i ringraziamenti finali, la chicca è niente meno che Lars von Trier) che ci ha voluto omaggiare di questo suo, se non bislacco, per lo meno molto angolato, punto di vista sugli ultimi trent'anni di tv commerciale

Si era sperato in un film di denuncia, ci si ritrova a sentire monotonamente scandite perle di lapalissiana ovvietà. Corona, Lele Mora, Berlusconi, tette&culi di veline, letterine, ragazze coccodè varie, insomma tutte cose che se prima dello scandalo Letizia potevano stuzzicare un certo voieristico interesse, ad oggi fanno l'effetto di un panettone mangiato a pasqua.

Secondo Gandini la tv italiana non è altro che un'immagine perfetta di quello che si vuol far passare per un paese perfetto, la macchinazione berlusconiana attraverso cui passa l'inebetimento collettivo.

Ecco allora che si sprecano infantili giochi di dissolvenza tra il culo della velina di turno e il cul...ehm, la faccia del premier. Niente di nuovo, niente di stimolante. Insomma, tutti siamo a parte del grande mito berlusconiano delle "magnifiche sorti e progressive" che ha come canale privilegiato quello dal target più vasto, la televisione, quello che sarebbe stato bello approfondire sarebbe stata magari l'analisi di come si è arrivati a fare di un programma di intrattenimento uno spot di propaganda, di come gente come Mora e Corona sono cani al guinzaglio corto del potente di turno.

Non ci credo che un cineasta indipendente (per altro il film è andato a Venezia!) con a disposizione tutta la libertà i parola di un paese liberale come la Svezia, non sia riuscito a fare di meglio di un qualunque non dico Luttazzi o Biagi (che quello è un altro livello) ma anche solo di un Enrico Lucci delle Iene. Insomma allora è questione di talento. O di stereotipi e sentito dire. Chè pare proprio che il nostro Erik l'Italia l'abbia vista solo in cartolina, ma una di quelle un po' bruttine, svaporate nel rosso più insulso. La prossima volta non perda tempo e non ci faccia sprecare il nostro, inizi a parlare di qualcosa che conosce.

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Voto degli utenti: 4,3/10 in media su 3 voti.

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martimarti (ha votato 3 questo film) alle 0:19 del 9 gennaio 2010 ha scritto:

Concordo. L'unica cosa interessante era il personaggio ballerino/attore/qualsiasicosapurdiandareintv. Certi snobbini elitari alto-borghesi ancora non si rendono conto degli effetti (reali) provocati dalla tv.

Peasyfloyd, autore, (ha votato 7 questo film) alle 13:16 del 9 gennaio 2010 ha scritto:

non sono d'accordo, io l'ho trovato moolto interessante ed avvincente. Istruttivo e sociologico soprattutto. Andrebbe fatto vedere nelle scuole diamine!

martimarti (ha votato 3 questo film) alle 13:21 del 9 gennaio 2010 ha scritto:

Per quello credo che bisognasse puntare più sull'ignoto che sul noto, cioè gli effetti reali della tv sulle persone.

Forse Gandini sperava che andassero a vederlo i meno informati e i più disattenti: ma si è illuso.

Dal punto di vista formale, però, a me non è piaciuto per nulla. Forse era la sua voce che mi infastidiva.

Marco_Biasio (ha votato 3 questo film) alle 17:44 del primo giugno 2011 ha scritto:

All'epoca avevao presagito il mezzo disastro e l'avevo volutamente snobbato. Con due anni di ritardo ho deciso di vederlo. Come non detto. Dura pochissimo ma è noioso come pochi. Dice cose trite, ritrite, ri-ritrite. Non si centra bene su nessuno dei punti che tocca: comincia a parlare di tette e culi, poi passa al mussolinismo di Mora, poi ancora alla fame di denaro di Corona, chiudendo con la galleria dei personaggi "wannabe" senza sapere bene che fare. Gandini poi è scarso anche come commentatore ed abbassa ulteriormente la tensione e l'interesse su scene fondamentalmente montate male e scelte peggio. Non so, con tutta onestà, se questo guazzabuglio pretenzioso piacerebbe a Travaglio. A me proprio no. E l'istruttività e la sociologia che vi scorge Alessandro sono fattori molto secondari riferibili, purtroppo, ancora e solo a chi queste cose le sa già e si scandalizza per questo.

dalvans (ha votato 1 questo film) alle 12:04 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Pessimo

Pessimo