Videocracy - Basta Apparire regia di Erik Gandini
DocumentarioErik Gandini vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da trenta anni. Riesce a ottenere l’accesso esclusivo alle sfere più potenti (Lele Mora, Corona, registi di grandi reality Mediaset) rivelando una realtà alquanto triste, derivata dalla spaventosa evoluzione della televisione italiana perfetto ritratto di un paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale.
Videocracy è un film che potrebbe piacere a Marco Travaglio. Detto questo non posso dire in tutta coscienza che sia un film godibile a tutti. Tipo che a me non è piaciuto affatto. Ora, non è per voler essere berlusconiani o -Dio non voglia - centristi, perchè diciamolo siamo andati a vedere questo film proprio perchè ci piace di sentir parlar male di Berlusconi. Eppure non c'è stata soddisfazione.
Mancava verve, mancava il montaggio (che in un documentario direi è a dir poco fondamentale) ma sopratutto mancava la bravura del regista, Erik Gandini, cineasta di origini italiane ma da tempo trasferito in Svezia (tra i ringraziamenti finali, la chicca è niente meno che Lars von Trier) che ci ha voluto omaggiare di questo suo, se non bislacco, per lo meno molto angolato, punto di vista sugli ultimi trent'anni di tv commerciale.
Si era sperato in un film di denuncia, ci si ritrova a sentire monotonamente scandite perle di lapalissiana ovvietà. Corona, Lele Mora, Berlusconi, tette&culi di veline, letterine, ragazze coccodè varie, insomma tutte cose che se prima dello scandalo Letizia potevano stuzzicare un certo voieristico interesse, ad oggi fanno l'effetto di un panettone mangiato a pasqua.
Secondo Gandini la tv italiana non è altro che un'immagine perfetta di quello che si vuol far passare per un paese perfetto, la macchinazione berlusconiana attraverso cui passa l'inebetimento collettivo.
Ecco allora che si sprecano infantili giochi di dissolvenza tra il culo della velina di turno e il cul...ehm, la faccia del premier. Niente di nuovo, niente di stimolante. Insomma, tutti siamo a parte del grande mito berlusconiano delle "magnifiche sorti e progressive" che ha come canale privilegiato quello dal target più vasto, la televisione, quello che sarebbe stato bello approfondire sarebbe stata magari l'analisi di come si è arrivati a fare di un programma di intrattenimento uno spot di propaganda, di come gente come Mora e Corona sono cani al guinzaglio corto del potente di turno.
Non ci credo che un cineasta indipendente (per altro il film è andato a Venezia!) con a disposizione tutta la libertà i parola di un paese liberale come la Svezia, non sia riuscito a fare di meglio di un qualunque non dico Luttazzi o Biagi (che quello è un altro livello) ma anche solo di un Enrico Lucci delle Iene. Insomma allora è questione di talento. O di stereotipi e sentito dire. Chè pare proprio che il nostro Erik l'Italia l'abbia vista solo in cartolina, ma una di quelle un po' bruttine, svaporate nel rosso più insulso. La prossima volta non perda tempo e non ci faccia sprecare il nostro, inizi a parlare di qualcosa che conosce.
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