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8/10

Il Caimano regia di Nanni Moretti

Politico
recensione di Antonio Falcone

È ancora possibile nel nostro paese produrre un film diverso dai soliti canoni, girato con pochi mezzi e molte idee, magari d’ impegno civile, come negli anni ’70, e per di più che illustri le gesta del Presidente del Consiglio? È quanto si chiede Bruno Bonomo, produttore di film di genere (Mocassini assassini, Violenza a Cosenza) in crisi di idee, cui si accompagna quella familiare e dei valori della società in genere.

Roma. Bruno Bonomo (Silvio Orlando), produttore di film di genere, da circa dieci anni non ha più un’idea valida, dal flop di Cataratte, ora proiettato in una rassegna a lui dedicata.

Proprio in quest’occasione riceve da una ragazza, Teresa (Jasmine Trinca) una sceneggiatura, Il caimano, probabile spinta ad uscire dalla stasi creativa, anche perché in Rai sembrano non volerne sapere del suo soggetto su Cristoforo Colombo. In famiglia, poi, non tutto procede per il meglio, è in atto la separazione dalla moglie Paola (Margherita Buy) e Bruno non riesce a farsi una ragione del doversi allontanare da lei e dai loro due bambini. Legge distrattamente il copione, visualizzando, anche nei sogni, la figura di un uomo d’affari (Elio De Capitani) che, grazie ad una valigia piena di soldi, piovuta letteralmente dal cielo, dà vita ad un grande impero, costruttore, imprenditore televisivo, editore, sino a presentarsi alle elezioni politiche, “scendendo in campo per il bene del paese”. Compreso, dopo le spiegazioni di Teresa, che trattasi di Berlusconi, Bruno dapprima è sgomento, poi si entusiasma all’idea e nonostante il rifiuto della Rai a coprodurlo, ingaggia un regista polacco e il famoso attore “impegnato” Marco Pulci (Michele Placido) come protagonista, dopo il rifiuto di Nanni Moretti. Difficoltà finanziarie, crisi familiare, il ritiro di Pulci e poi del regista metteranno in forse l’opera, ma Bruno ha uno scatto d’orgoglio: girerà una sola scena, quella finale, la fase conclusiva del processo al Caimano, interpretato ora da Moretti

L’ultimo film di Moretti regista, anche sceneggiatore con Francesco Piccolo e Federica Pontremoli, si concretizza a tutt’oggi come la sua opera più completa e matura, soffusa di toni autobiografici ed intimistici senza cadere nell’egocentrismo, trovando il modo di parlare di sé, del proprio mondo, nell’ambito di un discorso universale, volto a comprendere la crisi della società italiana vista attraverso gli occhi di un produttore cinematografico, interpretato magnificamente da Orlando, in tre ambiti essenziali: la propria attività, quindi crisi del cinema, sia come mezzo di espressione popolare che di impegno civile, crisi della famiglia, dei suoi valori tradizionali, e crisi socio-politica del paese. Oggetto di forti polemiche alla sua uscita, alla vigilia delle elezioni, ancora oggi mai trasmesso dalla tv in chiaro (la Rai lo ha in magazzino, ma il solo mandarne in onda un breve filmato pare crei problemi), Il caimano più che un J’ accuse contro il premier è un’amara constatazione, come dice lo stesso Nanni in una scena, di cose delle quali tutti noi siamo a conoscenza, dalla famosa domanda di dove abbia preso i soldi, destinata a restare senza risposta, in poi, mettendo in risalto due elementi essenziali: la scalata al potere, economico e politico, come “risposta ad una lunga attesa” e il vasto consenso popolare, non ancora plebiscitario, come legittimazione a sentirsi “un po’ più eguale degli altri”.

Da un punto di vista tecnico, i vari piani narrativi (le proiezioni di parti di film di Bonomo, le visualizzazioni oniriche della sceneggiatura, i filmati con Berlusconi), si alternano spesso bruscamente, ma hanno l’efficacia di mettere in risalto, in un generale senso di amarezza e insoddisfazione, il non riuscire a trovare la concretezza di guardare con serenità al futuro, proponendo validi rimedi, metaforizzato dalla continua ricerca del pezzo mancante necessario al bambino per costruire la sua astronave, che finirà per distruggere, concordando al riguardo con quanto scrisse Tullio Kezich (Corriere della Sera, 24/03/2006).

Drammaticamente distaccata e allo stesso tempo aggressiva l’interpretazione data da Moretti del Caimano, una protervia mai doma, sottolineata dallo sguardo rivolto al pm dopo la lettura della sentenza di condanna. Finale agghiacciante, oggi più di ieri, complice l’incisivo motivo di Franco Piersanti, la gente a manifestare fuori dal tribunale contro i magistrati “rei” della condanna e il buio a scendere sul volto del protagonista che si allontana in auto: se semplice espressione del pessimismo dell’autore o sua lungimiranza lo sapremo, forse, da qui a qualche mese. Auguri, Italia.

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 3 voti.

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dalvans (ha votato 8 questo film) alle 0:44 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Buono

Buon film