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8/10

Mia Madre regia di Nanni Moretti

Drammatico
recensione di Lorenzo Ceotto

Margherita (Margherita Buy) è impegnata nelle riprese del suo nuovo film. Sta attraversando un periodo difficile, è disorientata dalla notizia che la madre Ada (Giulia Lazzarini) sta morendo. La sua vita non è serena e fra le altre cose è preoccupata anche per Livia (Beatrice Mancini), la figlia adolescente, con tutte le insicurezze, i dubbi e le problematiche di chi comincia ad affacciarsi al difficile mondo degli adulti. Affronta gli ultimi giorni di vita della madre in perenne distrazione, sempre con la testa da un’altra parte, pensierosa, sentendosi continuamente inadeguata, incapace di accettarsi ed accettare la realtà. In più vi sono le incombenze del lavoro, le problematiche di un film in produzione, con Barry Huggins (John Turturro), un burrascoso attore americano, che crea problemi a non finire. Per fortuna c’è il supporto del fratello Giovanni (Nanni Moretti) che la sorregge, la consiglia, la affianca e la dirige nel prendersi cura della madre malata. 

Mia Madre è un film personale, intimo, autobiografico ed affronta un tema molto forte. Margherita Buy nel suo ruolo interpreta l’alter ego al femminile di Nanni Moretti. Ciò che si narra è il dolore, il lutto, la perdita della propria madre, un avvenimento tragico, un passaggio della vita difficile da accettare e da elaborare. Margherita è piena di insicurezze, di angosce, paure e fantasmi. Inquieta è sempre con la testa da un’altra parte: quando è al lavoro pensa alla madre, quando è con la madre pensa alla figlia e quando è con la figlia pensa alla madre e al lavoro. Tutto nel personaggio di Margherita convive allo stesso tempo. Realtà, sogno, immaginazione e ricordo. Preoccupazioni per la figlia, senso di inadeguatezza, il sentirsi assente e inutile verso una madre malata che se ne va, i problemi con il lavoro. Poi gli incubi e i continui pensieri per elaborare il dolore.  

Un film, questo, incentrato sulle situazioni della vita, che mette in scena un senso di disagio continuo. Moretti attraverso Margherita parla con se stesso e si interroga con essa sulle cose incomprensibili della vita, sugli elementi di noi stessi che non riusciamo a capire, che non accettiamo, che ci vengono detti o palesati dalla realtà e non vogliamo vedere, sui nostri errori e sulla difficoltà di accettarli. Mia Madre è, dunque, anche un’opera sulla capacità di arrivare ad una consapevolezza maggiore dei nostri limiti e delle nostre responsabilità, c’è molto senso di colpa che governa l’anima di Margherita nelle vicissitudini narrate dal film.

Margherita nelle visite alla madre vive in un limbo tra sogno e realtà, e spesso nel processo di elaborazione del dolore si lascia andare ai ricordi. Nel film si ripete spesso la dimensione onirica che vive Margherita in preda alla paura e alle sue frustrazioni. La Buy è superlativa nel mettere in scena ed interpretare l’insofferenza, la riflessività e il turbamento del personaggio. Emerge anche l’accurato lavoro di Nanni Moretti nel dirigere gli attori, la capacità unica di affiancarli e stimolarli durante le riprese, nel costruire ciak dopo ciak il giusto tono dell’interpretazione, cercando ogni volta di aggiungere qualcosa per raggiungere l’autenticità ideale. Laddove si procede su vari piani per approfondire, interpretare e conoscere il personaggio sempre più a fondo, in modo che esso germogli negli attori e trovi dunque il suo senso. Nessuno degli interpreti appare mai piatto nella fase recitativa, ma bensì si evincono i multistrati del personaggio, i diversi livelli su cui si materializzano i caratteri e le peculiarità delle vere e proprie persone che prendono parte alla diegesi. La Buy, Turturro e Giulia Lazzarini in tal senso, fanno un gioco corale al servizio del film che è superlativo, e poi Moretti, perfetto nell’interpretare il suo Giovanni, un personaggio fondamentale per l’economia della storia, colui che si eleva, che porta consiglio, cha accompagna e accudisce prima Ada, ma anche e soprattutto Margherita.

Tutto è molto autentico, sottile e semplice, non c’è nulla di caricaturale, non c’è nulla di artefatto. Mia Madre è un film che è stato concepito e scritto per sottrazione, raggiungendo una virtuosa semplicità, che delinea un’opera cinematografica esemplare. Non ci sono personaggi, non c’è banalità, tutto si regge, ed è vero, autentico, sotto una direzione lucida, asciutta e rigorosa.

Se le tematiche pesanti potevano portare il film ad essere un macigno, in realtà, pur con la profondità e la commozione che vive lo spettatore nell’immedesimarsi in una situazione di vita difficile, riesce ad essere anche lieve e leggero, divertente, a tratti esilarante, e qui compare il coadiuvante John Turturro che nell’interpretare Barry Huggins,“l’attorone americano” esaltato, spacca letteralmente in due il film creando e interpretando delle situazioni che ci strappano grasse risate. In questo sembra riuscire più che mai Moretti con questo film, nella capacità di essere profondo anche smussando gli angoli del dolore, agendo per contrasto con la leggerezza, la bellezza e la comicità di alcune sequenze memorabili, si pensi alla gag sulla macchina in pieno incubo Kevin Spacey, alla camera-car “incasinata”, al canto citazionistico di “bevete più latte….” e al ballo in stile medio-orientale nella fabbrica sul set cinematografico.

Mia Madre è anche un film sul cinema, sui meccanismi della produzione, in molte scene del film vediamo un set , vediamo un film nel film. L’opera che sta preparando Margherita è ambientata in una fabbrica da poco acquisita da una compagnia americana, dove si verifica la protesta e l’occupazione degli operai che non accettano le condizioni e i tagli della nuova dirigenza. Un film nel film che va in contrasto con la storia di Margherita, evidenziando uno stacco netto tra il set di una pellicola in produzione che è strutturata e solida, e la sua vita privata, tutt’altro che solida come il suo carattere,  pieno zeppo di fragilità. Vi è quindi un contrasto tra film e vita privata, tra vita reale e set, tra realtà e finzione, il riferimento è anche alla vita nel cinema, perennemente in scena, alla vita di attore, di artista, di regista, dove si rischia di perdere il senso della realtà. Più volte nel corso del film, Barry, in una delle tante esplosioni emotive, ci dirà arrabbiato che vuole tornare alla realtà.

Moretti racconta le donne attraverso tre generazioni: la madre anziana Ada, la donna in carriera e madre Margherita e Livia, la giovane ragazzina che si affaccia alla vita adulta. Sono loro le donne,  le tre protagoniste di un’opera che si presenta anche come dedica al mondo femminile. Sono pochi i film che raccontano la fragilità, le difficoltà di una regista donna, anche per questo Mia Madre si dimostra speciale, oltre che per il fatto che pone l’accento sui temi della famiglia, l’importanza dei valori familiari, laddove le madri accompagno la crescita dei figli. Valori dimostrati anche dall’attaccamento alla cultura e all’istruzione, nonché all’educazione, elementi pedagogici che riecheggiano, il latino che fa parte del nucleo del film, i libri e l’amore per una cultura che sta scomparendo, della quale Ada nel film si fa portavoce.

Mia Madre testimonia molto di ciò che è oggi Nanni Moretti, come regista e come uomo, racchiude molto del suo cinema, di quello che ha fatto in passato, un regista che non abbandonerà mai i suoi personaggi, la sua giovinezza, gli elementi del suo cinema e della sua vita vissuta che hanno caratterizzato la sua filmografia, questo film lo dimostra ancora una volta. Ora però è cresciuto, si è fatto più riflessivo, nuovi elementi hanno acquisito importanza nella sua poetica, ce lo aveva già dimostrato nelle opere recenti. Con questo film forse tocca uno dei punti più alti del suo cinema. Questa opera racchiude e riassume la sua vita, cinematografica e non, fino ad oggi. Si può definire una summa di ciò che è diventato, anche attraverso i suoi fantasmi, le sue paure, il lutto, la perdita della madre, una sintesi di ciò che rappresenta oggi anche grazie a lei. Qui ce la racconta, la omaggia e la esalta tramite il latino, la cultura, le lezioni, le dichiarazione dei suoi ex-alunni, le loro visite, confezionando un tributo più che mai riuscito, una perfetta dichiarazione d’amore attraverso il Cinema.

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alexmn 6/10

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