A Venezia 70. Un'opera prima per la preapertura del Festival - Paolo Zucca presenta il film L'arbitro alle Giornate degli Autori

Venezia 70. Un'opera prima per la preapertura del Festival - Paolo Zucca presenta il film L'arbitro alle Giornate degli Autori

Spumeggiante è la preapertura di questa settantesima edizione del Festival del Cinema di Venezia. È infatti L'arbitro la prima pellicola proiettata alla Mostra, opera prima del giovane regista Paolo Zucca, che grazie alla sua tenacia è riuscito a creare un insolito connubio di attori provenienti da diverse località d'Italia, dimostrandosi creativo e lungimirante. Ed è stata proprio la strana coppia composta dal comico sardo Benito Urgu e dall'attore emiliano Stefano Accorsi a convincere Geppi Cucciari ad aderire al progetto. La conduttrice - e ora attrice - Geppi ha infatti ammesso durante la conferenza stampa alla Villa degli Autori del Lido la sua iniziale incredulità di fronte ad una simile proposta. "Mi chiedevo chi dei due Paolo Zucca avesse ricattato" ha ironizzato "Ho enorme stima nei confronti di entrambi i personaggi, ma io li trovavo così distanti, così diversi a livello geografico ed emotivo. Benito Urgu, che molti di voi conoscono, in Sardegna è come i Kiss [...], da solo è tutti e quattro, lui! Stefano... L'aggettivo è il suo cognome, si descrive da solo. E si descrive anche molto bene da solo".

Il lavoro di ricerca di Paolo Zucca è stato profondo e curato nel dettaglio. Il regista ha confessato di aver selezionato persino gli interpreti delle comparse, per poter rendere al meglio l'idea che aveva in mente. Una scelta obbligata a parer suo. "Dietro ogni faccia che compare nel film c'è un rapporto personale fra me e l'attore. [...] Io sono molto pignolo anche nella scelta di ogni comparsa. Anche le comparse le ho scelte una ad una [...] e con molte ho instaurato un rapporto personale, [...] forse perchè per realizzare il corto, ho avuto questa esperienza: siccome non avevo soldi, ho dovuto convincere tutti; andavo a casa loro e raccontavo a tutti. Questo metodo è proseguito". 

L'arbitro nasce infatti dall'omonimo cortometraggio diretto da Zucca nel 2009, per cui ha vinto un David di Donatello. Barbara Alberti - cosceneggiatrice del lungometraggio - sostiene che in questa breve opera ci siano già tutti gli elementi più importanti della sceneggiatura e che dunque il suo lavoro si sia limitato al loro sviluppo.

Il regista ha compiuto numerosi studi sulla questione di calciopoli prima di stendere la sceneggiatura. "Mi sono documentato in modo molto approfondito" ha ammesso "Ho ascoltato tutte le intercettazioni di calciopoli del 2006 e ho letto i due tomi dell'Espresso, che si chiamano Il libro nero del calcio. Io studio molto quando scrivo, perchè per scrivere qualcosa bisogna conoscere questo qualcosa". 

Zucca racconta di aver mostrato agli interpreti del film un documentario che lo ha molto influenzato per la realizzazione della pellicola, Les Arbitres di Yves Hinant, Delphine Lehericey, Eric Cardotdi, presentato a Cannes nel 2009, che racconta le vicende dei cinque più importanti arbitri internazionali.

Le parole che meglio esprimono il grande sforzo compiuto da questo giovane regista per realizzare il suo primo lungometraggio sono quelle espresse da Stefano Accorsi. "Mi affascina sempre quando c'è un autore che racconta qualcosa che gli viene proprio da una parte intima ancora completamente inesplorata. C'è quella dose anche d'incoscienza che ha a che fare con l'intimità di una persona. È un film molto personale, una commedia sui generis con uno stile così preciso che già veniva fuori dal cortometraggio. [...] Quando si trova una persona che crede così tanto in qualcosa che ama, è naturalmente il condottiero che si ha voglia di seguire".

L’auspicio è che questo novello condottiero riesca ad affermarsi e a realizzare progetti altrettanto originali. Non mancherà certo il sostegno di una delle più attive film commission italiane, la Sardegna Film Commission, che negli ultimi anni ha promosso e finanziato alcuni dei migliori film italiani - da Bellas Mariposas di Salvatore Mereu a Su Re di Giovanni Columbu.

 

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