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8/10

Gerontophilia regia di Bruce LaBruce

Sentimentale
recensione di Giulia Bramati

Il ventenne Lake ha una passione feticista nei confronti degli anziani. Quando viene assunto come infermiere in una casa di riposo, si trova a contatto con alcuni pazienti, tra cui l'ottantaduenne Melvin, dal quale resta fortemente attratto.

Sincero, ironico, profondo. Questo è il nuovo film di Bruce LaBruce, regista queer con qualche trascorso nel mondo della pornografia. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia alle Giornate degli Autori, Gerontophilia è un film potente e accattivante già dai titoli di testa, dove una voce suadente si staglia su uno schermo nero in modo spiazzante, preannunciando il carattere fortemente provocatorio della pellicola.

Soggetto dell'opera è infatti la passione feticista del giovane Lake nei confronti di uomini e donne anziani, che suscitano in lui un forte senso di attrazione. Quando il ventenne trova lavoro presso una casa di riposo, incontra Melvin, un anziano ospite della clinica, con il quale instaura una tenera relazione, che si trasforma a poco a poco in un rapporto d'amore fisico e spirituale.

LaBruce non pone limiti all'amore e mostra con coraggio quanto questo sentimento sia rispettabile in qualsiasi modo si manifesti, purché sia sentito e sincero. Lo spiazzamento iniziale scaturito dall'apparentemente inspiegabile attrazione di Lake per le rughe, la pelle rovinata, le ferite scema a poco a poco, lasciando spazio al sentimento e coinvolgendo lo spettatore nella fuga dalla clinica. Perché è proprio questo che accade nel momento in cui il ragazzo si accorge che a Melvin vengono somministrati farmaci psicotropici.

Al di là della storia d'amore, Gerontophilia è una strepitosa denuncia del modo in cui la società contemporanea emargina l'anziano, considerato un elemento scomodo e inutile, tanto da diventare invisibile. Nessuno degli infermieri della casa di riposo considera i pazienti come persone: giunti quasi allo spegnersi della loro vita, sono percepiti come senza futuro, dunque inutili. Il personaggio di Lake, invece, grazie alla sua strana attrazione, riesce ad attribuire a Melvin e agli altri anziani quella importanza che meritano, dedicando loro attenzione.

LaBruce elude quel senso di disagio che la relazione sessuale tra un ventenne e un ottantenne può suscitare inserendo il personaggio di Desiree, la ragazza di Lake: la giovane lo considera un santo per l'attenzione che riserva alle persone e continua ad avere questa idea anche quando il ragazzo la lascia perché innamorato di Melvin. La ragazza, che cerca ossessivamente un modo per risultare rivoluzionaria, riconosce infatti il coraggio di Lake nel mostrare senza vergogna quello che sente, paragonandolo alle eroine della sua "lista”, le grandi femministe del Novecento e dei nostri giorni.

Il buon risultato della pellicola è garantito dall'irresistibile humor canadese, ben inserito nella sceneggiatura dal regista stesso, aiutato da Daniel Allen Cox. Le situazioni più estreme sono spesso sdrammatizzate da divertenti battute, che contribuiscono a rendere il film leggero e spensierato, nonostante la difficile tematica trattata. E non manca una riflessione sull'omosessualità, quando Melvin confessa a Lake di non avere più un rapporto con suo figlio dopo avergli confessato il suo orientamento sessuale.

Bruce LaBruce si dimostra estremamente sensibile e non eccede nel trash, dando vita ad una pellicola dal perfetto equilibrio.

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