R Recensione

6/10

La Belle Vie regia di Jean Denizot

Avventura
recensione di Giulia Bramati

Da dieci anni Yves ha sottratto i suoi due figli alla custodia della ex moglie, crescendoli clandestinamente nella campagna francese. Raggiunta l’adolescenza, però, i due ragazzi iniziano a sentire il peso della situazione e a desiderare una vita migliore.

È un'anomala pellicola on the road l'opera prima di Jean Denizot presentata a Venezia alle Giornate degli Autori. "La Belle Vie" racconta infatti la storia di un padre che, nel timore di non poter più rivedere i suoi figli dopo la separazione dalla moglie, li sottrae alla donna, scegliendo una vita nomade per lui e i due bambini, continuamente costretti alla fuga e alla menzogna per non essere trovati dalla polizia.

Il regista riprende un episodio di cronaca molto noto in Francia, il caso Fortin, decidendo di trascurare la prima parte della vicenda - che si è protratta per oltre dieci anni -, focalizzandosi sull'ultimo anno di fuga, quando i due bambini sono ormai adolescenti e si ritrovano a dover affrontare questo periodo di passaggio in una dimensione di isolamento. Denizot sceglie un soggetto molto interessante, che si presta a buoni sviluppi, ma eccede in situazioni melodrammatiche e dialoghi troppo macchinosi, talvolta forzati.

Il personaggio di Yves- interpretato da Nicolas Bouchaud- è ambiguo, le sue intenzioni non vengono approfondite, suscitando inspiegabili interrogativi. Il suo rapporto con i figli non è affettuoso, la situazione non è chiara. In lui non si percepisce il senso di estenuazione dovuto alla situazione di fuga a cui la famiglia è costretta.

È invece ben caratterizzato il protagonista del film, Sylvaine, che, crescendo, inizia a lamentare la pesantezza di una vita continuamente sottoposta a fughe, rischi, nascondigli. L'ingresso nel mondo dell'adolescenza è infatti uno dei temi principali del film, che il regista sviluppa con delicatezza e precisione. Quando il fratello Pierre decide di fuggire a Orleans per rifarsi una vita, Sylvaine rimane solo con il padre e inizia ad avvertire un senso di disagio per la dimensione di solitudine a cui è sottoposto. L'incontro con Gilda, una coetanea sveglia e comprensiva, lo aiuta a capire che nella vita abbiamo sempre un'altra scelta e a cambiare per sempre il suo stile di vita.

Il regista esagera soprattutto nella caratterizzazione di Gilda, a cui vengono attribuiti troppi problemi familiari, che allontanano dal tema centrale della vicenda.

I giovanissimi interpreti del film, Zacharie Chasseriaud - che aveva già recitato in "Tango libre" (2012) - e Solène Rigot - protagonista di "17 ragazze" (2011) - danno prova di una buona interpretazione, candidandosi a nuovi volti del cinema francese.

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