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8/10

Due giorni una notte regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Sandra ha un solo fine settimana per fare visita ai suoi colleghi e - con l'aiuto del marito - convincerli a sacrificare i loro bonus in modo che possa mantenere il suo posto di lavoro.

In un periodo di crisi economica della quale è affetta tutta Europa, i registi Jean-Pierre e Luc Dardenne non si tirano indietro e realizzano un film vero ed intenso, la storia di una donna, Sandra (Marion Cotillard), che sta per essere licenziata perché ritenuta debole, non in grado di fornire prestazioni elevate. Con l’aiuto del marito Manu (Fabrizio Rongione), deve cercare di convincere i colleghi a votare contro il suo licenziamento, ritrovando quella forza e quel coraggio che non pensava più di avere.

Il film espone la posizione di concorrenza e di rivalità a cui i dipendenti della fabbrica di pannelli solari dove Sandra lavora sono costantemente posti, con un esplicito riferimento da parte dei registi alla cronaca attuale sulle condizioni all’interno del mondo del lavoro. Una realtà sociale che mette a dura prova la protagonista, interpretata da una Marion Cotillard così profonda nella disperazione del suo personaggio da far emergere non solo il suo ruolo di vittima, ma anche di eroina nella vita di tutti i giorni. Una donna ordinaria, che conosce bene il valore del denaro perché non può permettersi grandi lussi, e che soffre di una seria forma di depressione: in lei è radicato un forte senso di inutilità dovuto all’incapacità di reagire davanti alla mancanza di lavoro. È l’amore del marito e dei suoi figli che fanno rinascere in lei la rabbia e la forza di chiedere ad ognuno dei suoi colleghi di rinunciare al bonus promesso in favore del suo licenziamento.

E la forza del film sta proprio nel suo realismo, nel mostrare non solo la situazione di Sandra, ma anche quella dei suoi colleghi, alcuni dei quali non possono fare a meno di quei 1000 euro promessi per pagare bollette o fare fronte ad altre spese incombenti. I Dardenne non giudicano nessuno, nè puntano il dito, piuttosto espongono la realtà dei fatti e le diverse situazioni personali, per cui molti colleghi di Sandra negano il voto in suo favore, per paura di subirne le conseguenze.

L’essenzialità è la caratteristica principale di questa pellicola, priva di fronzoli, ma solida, in cui i numerosi piani sequenza sottolineano ulteriormente l’emotività dei personaggi. Il film, presentato all’ultimo Festival di Cannes, è una storia estrema ma vera, su come il coraggio e l’orgoglio debbano vincere sulla solitudine e l’abbandono quando in gioco c’è la necessità di sopravvivenza.

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