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9/10

A qualcuno piace caldo regia di Billy Wilder

Commedia
recensione di Gloria Paparella

I due suonatori d’orchestra Joe e Jerry assistono per caso alla strage del giorno di San Valentino e, per sfuggire alla ferocia dei gangster, si travestono da donna e si introducono in una compagnia musicale tutta al femminile. I due giovanotti vorrebbero corteggiare la bellissima Zucchero Kandiski, cantante e suonatrice di ukulele, ma non potendo farsi smascherare, daranno vita a una serie di equivoci esilaranti.

Girato in bianco e nero ed ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto, A qualcuno piace caldo è una pietra miliare del cinema americano e uno dei lavori più perfetti del regista Billy Wilder.

Ambientato nella Chicago anni Venti, quella del proibizionismo e della lotta tra gangster mafiosi, il film è una classica commedia degli equivoci, che rielabora un fatto di cronaca secondo i canoni della farsa. I due protagonisti, il sassofonista Joe (Tony Curtis) e il contrabbassista Jerry (Jack Lemmon) sono testimoni del massacro di San Valentino del 1929 e trovano un modo bizzarro ma efficace per fuggire dalla caccia degli assassini di Al Capone: venuti a sapere di una banda di musiciste alla ricerca di un sassofono e di un contrabbasso per una tournèe in Florida, i due squattrinati decidono di mascherarsi da donne e di farsi chiamare Josephine e Daphne. Dal travestimento dei due protagonisti nasceranno una serie di gag che coinvolgeranno anche Zucchero (Marilyn Monroe), sexy cantante e suonatrice di ukulele, insoddisfatta degli amori passati e forte bevitrice, la quale finirà per innamorarsi di uno dei due musicisti.

Il maestro della commedia Billy Wilder realizza uno dei film più belli di tutti i tempi, sicuramente il più noto della sua carriera, mettendo in scena il gioco del travestimento, che mescola le differenze e le identità, ed accennando al tema dell’omosessualità nascosta (Jerry, cioè Daphne, affascinato da un vecchio miliardario, rimpiange di non essere davvero donna). Ciò avrebbe potuto creare scandalo nel pubblico del 1959, così come l’incipit del film, ovvero il massacro di San Valentino, che però viene trattato attraverso la comicità tipicamente wilderiana del camuffamento e del riso così da essere compreso ed accettato. In sostanza, il regista utilizza un evento violento per rendere verosimile il travestimento dei giovanotti che sono costretti a mantenere nascosta la loro identità per evitare di fare una brutta fine. La stabilità della storia viene data dalla coppia fissa Curtis-Lemmon/Josephine-Daphne, coinvolta in una serie di situazioni tragicomiche e capace di rendere sostenuto e movimentato il ritmo della pellicola. Tony Curtis, attore affascinante tanto quanto espressivo, riesce ad esprimere al meglio le sue doti da “commediante” in uno dei ruoli più difficili che abbia interpretato (come da lui stesso più volte ammesso); sebbene sul set i rapporti con Marilyn Monroe non fossero dei migliori (l’attore dichiarò a suo tempo che baciare la diva era stato come baciare Hitler), anche se si parla in realtà di una liaison tra i due, Curtis-Jerry è totalmente catturato dalla sensualità di Marilyn-Zucchero e la scena sullo yacht è una delle più romantiche del film. Jack Lemmon, attore dalle innumerevoli sfumature comiche, è il vero mattatore della storia: egli riesce a essere protagonista tanto quanto la coppia innamorata Curtis-Monroe ed è capace di stare al gioco con un così vivace istrionismo da rendere credibile il suo travestimento. Da questa pellicola in poi l’attore, che ricevette la nomination come Miglior Attore Protagonista agli Oscar del 1960 e vinse il Golden Globe lo stesso anno, instaurò un rapporto di amicizia e di collaborazione con Billy Wilder, il quale lo diresse in altri sei film, sfruttandone a pieno le qualità di interprete brillante. Nonostante le note difficoltà a memorizzare per intero le battute (Wilder dovette girare ben 47 volte la scena in cui Zucchero pronuncia: “It’s me, Sugar!”), Marilyn Monroe è qui in uno stato di grazia tale da pensare che nessun altra attrice avrebbe potuto interpretare al meglio la parte. Da quando canta “I wanna be loved by you” a quando cade nelle braccia di Jerry (il quale finge di essere il magnate che colleziona “conchiglie Shell”), la diva, premiata anch’ella con il Golden Globe, mostra tutta la sua femminilità straripante ma anche una leggerezza interpretativa nel rappresentare il suo personaggio, così sensuale ma dall’aria ingenua, che non aspetta altro che trovare il vero amore (quello di un miliardario, possibilmente).

Da una sceneggiatura briosa, il regista fa di A qualcuno piace caldo una commedia spassosa, ricca di frasi celebri (tra tutte, la battuta finale “Nessuno è perfetto!”) che scorre piacevolmente senza accorgersene, un’opera d’altri tempi che solo una mente intelligente e all’avanguardia come Billy Wilder poteva realizzare.

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