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6/10

Castelli di sabbia regia di Vincente Minnelli

Melodramma
recensione di Gloria Paparella

Madre giovane e dallo spirito libero, Laura Reynolds seduce il pastore Hewitt, il quale vuole crescerle il figlio nell’istituto da lui diretto.

Girato nell’autunno del 1964, Castelli di sabbia è il terzo film della coppia off e on screen Elizabeth Taylor e Richard Burton, impegnati in una storia romantica agrodolce e per molti versi simile alla loro vita reale.

La giovane artista Laura Reynolds (Elizabeth Taylor) è una mamma premurosa ed amorevole, ma decisa a crescere suo figlio nella più totale libertà all’interno della loro spartana casupola situata sulle spiagge della California. Il pastore Hewitt (Richard Burton) va incontro alla donna, offrendole la possibilità di vedere il bambino in cambio della sua permanenza presso il collegio da lui diretto. L’uomo, sposato e con figli, non può fare a meno però di rimanere folgorato dalla bellezza e dalla mentalità anticonformista di Laura, che senza paura si lascia travolgere da questo amore inaspettato.

Vincente Minnelli, che aveva già lavorato con la Taylor ai tempi de Il padre della sposa (1950) e Papà diventa nonno (1951), si affida nuovamente al suo talento, affiancato a quello del marito Richard Burton. Il film, in realtà, sfrutta al massimo la popolarità dei due attori, qui all’apice del successo dopo Le scandale di Cleopatra, tanto che la trama risulta poco credibile; difatti, si può considerare Castelli di sabbia uno dei lavori meno riusciti della coppia, la quale riesce comunque ad incantare lo spettatore con il fascino della loro appassionante love-story. Il cast vanta anche la presenza di Eva Marie Saint, attrice sempre molto raffinata, ma qui confinata in un ruolo minore.

Suggestive ed emozionanti le riprese delle spiagge del Big Sur, al sud della California, così come il gambecchio che dà nome al film (The Sandpiper), simbolo di libertà e di crescita rappresentati dal personaggio di Laura. Ma vero fiore all’occhiello della pellicola è la colonna sonora di Johnny Mandel, The Shadow of Your Smile, vincitrice del Premio Oscar nel 1965 come Migliore Canzone.

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