R Recensione

7/10

Viva la sposa regia di Ascanio Celestini

Commedia
recensione di Giulia Bramati

Nicola trascorre le sue giornate alternando sambuca e birra al bar del quartiere. Dopo aver investito un uomo che truffava le assicurazioni simulando incidenti, inizia un viaggio on the road per le vie del quartiere, incontrando una serie di stravaganti personaggi, ognuno con una storia da raccontare.

"Come ero buffo quando ero un uomo in carne e d'ossa, come sono contento di essere diventato un burattino di legno". Inizia così il nuovo stravagante film di Ascanio Celestini, cantastorie e sognatore, che offre una disillusa visione sull'Italia, giocata su metafore e allegorie. Giunto alla sua seconda esperienza cinematografica dopo La pecora nera (2010), Celestini conferma il suo indiscutibile talento nella narrazione, mettendo in scena la storia di Nicola, un quarantenne alcolizzato senza fissa dimora che trascorre le sue giornate tra il bar del quartiere e un vecchio furgoncino. Viva la sposa è un improbabile on the road, in cui la strada però è a fondo chiuso e non è possibile trovare una via di uscita. Il protagonista non è un vincente, ma al contrario un fallimentare disilluso che non riesce neanche più a credere ai suoi stessi racconti. Nel corso del film, incontra numerosi personaggi, ognuno inserito in una tragica realtà, raccontata però con grande leggerezza. Celestini mostra, per esempio, la crudeltà  dei pestaggi in caserma da parte degli agenti lavorando semplicemente sul sonoro, denunciando in pochi fotogrammi la difficoltà  nel sovvertire un sistema in cui la parola del poliziotto non può essere smentita. Il grande merito del regista è quello di essere riuscito a inserire temi sociali complessi all'interno della logica della narrazione: i problemi dell'Italia non vengono elencati in una logica propagandista, ma divengono parte integrante del racconto. Così le storie di Sofia (Alba Rohrwacher), sognatrice disillusa, Anna (Veronica Cruciani), prostituta sottomessa ai capricci e alle regole del suo protettore, e Sasà (Salvatore Striano), figlio di un truffatore che a sua volta sopravvive truffando le assicurazioni, divengono un mezzo per parlare di un'Italia disincantata, dove la speranza è ormai soltanto un ricordo lontano. L'unico ad avere ancora qualche illusione è Salvatore (Francesco De Miranda), ragazzino figlio di Anna, che trascorre le giornate con Nicola: l'amaro finale, però, lascia intendere che non c'è scampo per nessuno di questi personaggi, che hanno toccato il fondo e non riescono più a risalire, trascinando con sè anche le generazioni più giovani. Sullo sfondo di questa realtà, brillantemente rappresentata niente meno che da Luca Bigazzi  (Il Divo, L'intervallo, La grande bellezza), passeggia indisturbata la sposa. Personaggio fortemente allegorico e significativo, altro non è che un'attrice hollywoodiana giunta in Italia per la celebrazione del suo matrimonio; attraversando la penisola, cattura l'attenzione dei media, che possono permettersi così, ancora una volta, di lasciare le rovine dell'Italia  "come la tragedia dell'Aquila“ ai margini, per dare spazio e importanza a futili notizie, che fanno dimenticare agli spettatori la triste quotidianità . Diventa dunque compito dei cantastorie raccontare il mondo di questi burattini, incapaci di governare le proprie vite, che si trovano imprigionati in un dramma, dove emergono soltanto fallimenti e desolazioni. Ed è proprio grazie alle filastrocche, ai giochi di parole e ai racconti surreali che Celestini riesce a spostare l'attenzione sul Paese dimenticato, facendo luce su una realtà desolata di cui è necessario continuare a parlare.

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