A Viva La Grande Bellezza

Viva La Grande Bellezza

 

Siete mai riusciti a spiegare in modo efficace la grandezza di tre personaggi come Federico Fellini, Martin Scorsese o Diego Armando Maradona?

La mente umana ha il gusto-ossessione di trovare una sintesi a tutto ciò che accade per poter catalogare  tutte le varie esperienze che la vita ci offre e dare a queste una dimensione che limiti le pretese di assoluto o di non conosciuto. L’opera di Sorrentino vuole andare oltre, e lo si nota immediatamente dalla tragicomica scena del compleanno di Jep Gambardella, che viene raccontata in modo disordinato, con tempi distorti e troppo lunghi tra risvolti volutamente eccessivi e paradossi cerebrali. Un mio parente, esasperato dalla lentezza dei primi minuti, l’ha abbandonato vantandosi del suo anticonformismo, ma incuriosito mi ha chiesto cosa fosse questa grande bellezza insita e celebrata nel film. Ovviamente risposta non c’è perché il film può essere definito come la storia di un incompiuto in mezzo ad altri incompiuti che si prendono in giro rassicurati dalla loro immagine sociale. Ma il film va anche di pari passo con il suo protagonista, un adolescente nel corpo di adulto che ha trovato in un vecchio amore l’unico reale senso della sua esistenza. Ma allo stesso tempo l’opera è un artificio filosofico sulla sottile differenza tra il nulla e il sublime, un tentativo di arrivare a ciò che non è di questo mondo, un’interpretazione del pensiero di Breton. La Grande bellezza è Roma, si dice, con i suoi luoghi nascosti ed incantati e lo squallore dei locali bene. Ma il film è anche una feroce critica sociale, una Dolce vita in chiave moderna, una forte presa di posizione contro il Vaticano e le sue rigide gerarchie. Ma è anche un segnale di speranza, con il personaggio della Santa, una riscoperta delle proprie radici che rappresenta la chiave per comprendere il personaggio di Servillo. Ma non si può non considerare i personaggi di contorno, da Romano a Ramona... da Lello Cava al marito di Elisa, da Dadina a Stefania... tutti  che si alternano in lampi di sferzante umanità  e di inequivocabile complessità, ognuno con un proprio ruolo nel gigantesco circo romano. Ma che grande bellezza sarebbe senza queste scene, senza questo intreccio, senza le immagini scelte, senza il lento evolversi del personaggio... e allora... diciamo pure che La grande bellezza è Paolo Sorrentino... un uomo passato in pochi anni dalla facoltà di economia a Sean Penn, un  esempio per tutti i giovani italiani che in quest’ epoca complicata sotto mille punti di vista cercano di barcamenarsi. Sorrentino, che ha dovuto affrontare in giovane età il tremendo lutto della scomparsa dei suoi genitori, ha investito su sé stesso,  sulla sua creatività e sul suo senso di osservazione... e mai come in questo caso si può dire che scelta fu mai più azzeccata. La grande bellezza è forse tutto questo... o nulla di tutto ciò... è forse il trionfo del relativismo o delle schematiche definizioni, è il trionfo dell’indefinibilità che caratterizza la nostra epoca... e allora... visto che nella descrizione di un film non c’è nulla di più semplice che consigliare di guardarlo… apprezzatelo, amatelo alla follia, criticatelo, sputateci sopra, bistrattatelo, consigliatelo, osservatelo... ma soprattutto... trovateci la vostra GRANDE BELLEZZA.

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