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7/10

Come un tuono regia di Derek Cianfrance

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Luke è uno stuntman che lavora in uno spettacolo itinerante. Tornato a Schenectady, una piccola cittadina dove si era esibito l'anno precedente, rivede Romina, una donna con cui aveva avuto una breve relazione, e scopre di avere avuto un figlio da lei. Decide allora di abbandonare il suo lavoro per restare vicino alla donna e al bambino, ma ben presto si ritrova a dover fare i conti con una situazione economica instabile, che cerca di risolvere con alcune rapine.

Avery è una recluta della polizia in servizio da pochi mesi, pronto a tutto per una scalata sociale.

In seguito ad una rapina, Avery si ritrova sulle tracce di Luke. Lo scontro a fuoco tra i due è la causa di una serie di avvenimenti che si protraggono per quindici anni.

 Qual è il confine tra criminalità e giustizia? È più giusto commettere un crimine per migliorare una situazione sociale o commettere una buona azione con il meschino obiettivo di soddisfare le proprie egoistiche ambizioni?

Derek Cianfrance si avvale della collaborazione di Ben Coccio e Darius Marder nella sceneggiatura per portare sullo schermo una storia complessa, quasi una saga familiare, che spinge lo spettatore a riflettere sul tema della giustizia all'interno della nostra società. Luke è un ragazzo privo di riferimenti, che trova il coraggio di lasciare l'unica certezza della sua vita, il lavoro di stuntman presso una compagnia itinerante, per occuparsi del figlio avuto dalla breve relazione con Romina e prendersi le sue responsabilità: la donna, inoltre, vive a casa di un altro uomo, che si è occupato di lei fin dalla nascita del bambino.

Dapprima Luke si impegna a lavorare come meccanico, ma il guadagno non è sufficiente per garantirgli il mantenimento del figlio. Deciso a riconquistare la donna, non vede altra strada che quella di compiere un'operazione criminale: inizia a rapinare una serie di banche, fuggendo dalla polizia alla velocità di un fulmine a bordo della sua moto.

Il gesto di Luke – sebbene sia criminale ed eticamente sbagliato – è colto dallo spettatore con comprensione ed accettazione, perché consapevole della buona volontà del protagonista: Luke è una sorta di Antigone, diviso tra giustizia e dovere individuale, che infrange la legge sperando così di poter aiutare la sua famiglia.

La sua tragica morte comporta la conclusione della prima parte del film, caratterizzata da una color correction accentuata e tendente al blu, che ricorda la fotografia di “Drive” di Refn. E questo elemento non è il solo ad avvicinarlo al film Palma d'Oro a Cannes per la Regia: interprete di Luke è infatti Ryan Goslin, ancora una volta nei panni di un meccanico, che usa il suo grande talento nella guida per compiere rapine. La somiglianza di questa prima parte del film con “Drive” è sicuramente un punto a sfavore per “Come un tuono”: il regista cerca di trovare uno stile personale, giocando, per esempio, sull'elemento della velocità della moto di Luke, ricreato attraverso un uso particolare dei fotogrammi, oppure evitando di usare il campo/controcampo nelle scene di dialogo, ma non riesce ad essere originale.

Ad uccidere Luke è Avery Cross, una recluta della polizia pronta a tutto pur di effettuare una scalata sociale. Avery sa che uccidendo Luke verrà considerato un eroe, non si fa dunque nessuno scrupolo prima di sparare al malvivente. Ha inizio così la seconda parte de film, il cui ritmo è piuttosto lento rispetto alla parte precedente: il personaggio di Avery, interpretato da Bradley Cooper, è spento rispetto a quello di Luke. È in questa parte del film, però, che lo spettatore inizia a chiedersi che cosa significhi giustizia nella nostra società: il poliziotto è diventato un eroe commettendo un omicidio e grazie a questo riconoscimento inizia il suo percorso verso i vertici del comando di polizia.

Il regista lascia ampio spazio alla parte emotiva della vicenda: spesso alle parole vengono preferiti i silenzi dei protagonisti, documentati da una camera a mano, utilizzata proprio con l'obiettivo di ottenere un'introspezione psicologica. Sono gli sguardi e i dettagli su cui si focalizza il regista a rendere il film curioso.

Interessante è il rapporto di Avery con il figlio di pochi mesi: il poliziotto, dopo lo scontro a fuoco, rivede negli occhi del suo bambino il figlio di Luke rimasto orfano. E saranno proprio questi due bambini i protagonisti della terza parte del film, che si sposta cronologicamente avanti di quindici anni.

Jason, il figlio di Luke, è uno spacciatore, mentre AJ, il figlio di Avery, è un ragazzo sbandato, trascurato dai genitori e fervente consumatore di droghe. Quando AJ si trasferisce dal padre, nella nuova scuola incontra Jason, con il quale inizia un burrascoso rapporto di amicizia.

Questo salto cronologico favorisce una crescita di ritmo del film, che recupera l'interesse dello spettatore che si era via via perso nella parte centrale. L'intreccio finale è ben costruito e ricco di riferimenti alle situazioni del passato, che è compito dello spettatore cogliere.

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Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 9 voti.

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