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7/10

Un Château en Italie regia di Valeria Bruni Tedeschi

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

 Il progetto di vendita di un castello in Italia fa discutere la famiglia di Louise, una donna insoddisfatta e confusa che sta ancora cercando il senso della propria vita. Accanto a lei, la madre, propensa a cedere la splendida casa, e il fratello Ludovic, assolutamente contrario alla cessione.

 Valeria Bruni Tedeschi dirige il suo terzo lungometraggio, "Un Château en Italie", dove torna a parlare di quella classe borghese in decadenza, di cui lei stessa probabilmente sente di far parte. Non per caso, infatti, si ritaglia il ruolo della protagonista Louise - una donna di 43 anni insoddisfatta, senza un lavoro e senza un compagno, desiderosa di avere un figlio - e affida a sua madre Marisa Borini e al suo fidanzato Louis Garrel i ruoli rispettivamente della madre di Louise e del ragazzo di cui la donna si innamora nel corso della pellicola.

Sebbene le premesse possano far pensare ad un'opera poco accattivante, "Un Château en Italie" si rivela un film piacevole, grazie soprattutto alla grande naturalezza con Valeria Bruni Tedeschi affronta il suo ruolo. La confusione che caratterizza il personaggio di Louise è talmente realistica da suscitare le simpatie dello spettatore nei suoi confronti. 

Il film mostra i cambiamenti che la famiglia di Louise subisce nel corso di un anno, dal momento in cui la madre decide di vendere il castello di famiglia in Italia fino all'atto di vendita stesso.

Due sono i temi più rilevanti all'interno della pellicola, che la regista affronta con delicatezza, senza ricorrere a nessun tipo di drammatizzazione: le difficoltà della maternità e l'Aids.

Louise, decisa ad avere un bambino, convince il giovane ami Nathan ad avere un figlio attraverso la fecondazione assistita, nonostante il ragazzo non sia molto convinto. È singolare la leggerezza con cui viene affrontata la tematica e la semplicità che la regista dimostra nel collocare questa situazione nel film.

Altro elemento degno di nota è la malattia da cui è colpito il fratello di Louise, Ludovic, interpretato dal bravissimo Filippo Timi. Si parla poco di Aids, sia nel cinema che nell'attualità, e Valeria Bruni Tedeschi ha il grande merito di trattare questo argomento in un film leggero e dunque di smussare quello che ancora risulta un tabù.

Come nel suo primo film "È più facile per un cammello", anche qui la regista torna a riflettere sul tema della religione. Sin dalla prima scena si percepisce questa attenzione alla fede. Louise guarda un gruppo di monaci che stanno pregando in una chiesa. Il suo contrastato rapporto con la religione dà vita ad alcune divertenti scene, legate alla speranza della donna che la fecondazione assistita vada a buon fine.

"Un Château en Italie" è una commedia singolare, dove emergono autenticità e autoironia. Valeria Bruni Tedeschi non vuole realizzare un'opera pretenziosa, ma si limita a raccontare ciò che conosce, riuscendo molto bene nel suo intento.

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