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7/10

Ilo Ilo regia di Anthony Chen

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Jiale è un bambino di Singapore trascurato dai genitori, che cerca di attirare la loro attenzione compiendo atti di bullismo a scuola. Quando arriva Teresa, la sua nuova governante, la situazione migliora.

 

Il difficile rapporto tra genitori e figli non è un tema nuovo per la cinematografia, ma la sincerità con cui Anthony Chen indaga questo tema nel suo nuovo film “Ilo ilo” offre spunti di riflessione.

Ambientata nella Singapore degli anni ’90, affetta da una forte crisi economica che rischia di portare il Paese alla recessione, la pellicola racconta la storia di Jiale, un bambino difficile che cerca di attrarre l’attenzione dei genitori commettendo atti di bullismo a scuola. Ma neanche questa tensione riesce a cambiare la situazione familiare. Il padre, tormentato dalla sua instabilità lavorativa, è assente e non si preoccupa degli aggressivi atteggiamenti del bambino, la madre persona autoritaria non riesce a stabilire rapporti affettivi né con il figlio né con il marito.

Quando la famiglia decide di assumere una governante che segua da vicino il bambino, la situazione cambia radicalmente. Teresa, una ragazza filippina di 28 anni, riesce a stabilire un rapporto di affetto con Jiale, che inizia a sentirsi meno solo. Questa intesa, però, infastidisce la madre. Nella donna, infatti, si forma la consapevolezza di non essere stata un buon genitore e di non aver aiutato il figlio. Ella si confronta con la giovane filippina e prova gelosia nei suoi confronti, ferita perché il figlio vuole più bene alla governante che a lei. La rivalità tra le due è ben resa metaforicamente in una scena del film, dove Teresa accarezza teneramente un pulcino – regalo di compleanno per Jiale – mentre la madre sta addentando una coscia di pollo.

L’intreccio non è tra i più originali, ma il modo in cui Chen sviluppa la storia, arricchendola di ironia e di situazioni divertenti, rende il film piacevole. Non mancano i riferimenti alla difficile situazione sociale che Singapore vive negli anni ’90. Il padre viene più volte licenziato nel corso della pellicola e la sua situazione diventa sempre più complicata. La famiglia deve rinunciare a comodità, come ad esempio l’automobile, per cercare di coprire le spese.

A fronte di questo problema economico, Jiale – che è un piccolo bookmaker - compie un tentativo di risanamento giocando alla lotteria (e per poco non riesce a portare a termine il suo intento).

Sin dalla prima inquadratura il regista pone l’attenzione sul bambino, posizionato al centro, di schiena e fuori fuoco. Questa scelta sembra voler simboleggiare la difficoltà di Jiale nel trovare un riferimento nel mondo degli adulti.

Presentato in concorso alla Quinzaine des Réalisateurs Cannes, “Ilo ilo” dimostra che i problemi vissuti dagli abitanti dell’Asia non sono poi tanto distanti da quelli che ci troviamo a vivere noi europei. Certo va ricordato che il caso di Singapore è singolare rispetto a gran parte del mondo asiatico. Lo Stato fu per decenni sotto il controllo di colonizzatori europei e risente ancora oggi di influenze provenienti soprattutto dalla Gran Bretagna.

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alexmn 8/10

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