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7/10

L Imperatore E L Assassino regia di Kaige Chen

Storico
recensione di Massimiliano Scordamaglia

La storia romanzata della prima unificazione cinese avvenuta nel 200 AC, vicenda che vede protagonista il sovrano che volle una sola nazione, l'assassino mandato ad ucciderlo e la donna che tra cuore e ragione decidera' le sorti di un popolo.

Dopo gli strumentali e un tantinello ipocriti festeggiamenti per i 150 anni dell’unita’ d’Italia, ecco un bel film sulla prima unificazione della Cina avvenuta nel 221 AC e sul suo primo Imperatore.

Sia chiaro, nessun confronto non fosse per i due millenni che separano gli eventi ma come molte vicende storiche orientali, anche questa e’ carica di fascino e suggestioni che travalicano i fatti entrando direttamente nella leggenda.

Tema quello dell’unificazione molto caro alla Cina e ai cinesi perche’ la strada e’ stata lunga, tortuosa e sanguinosa, piu’ volte tentata, riuscita, fallita e infine la nazione odierna passata per ogni sorta di unione e divisione interna.

Chen Kaige crea un colossal superiore persino al piu’ costoso e conosciuto "Hero" di Zhang Yimou, entrambi sul medesimo racconto con piu’ ampio respiro e aderenza storica il primo, piu’ spettacolare e favolistico quest’ultimo.

Molti personaggi al centro dalla vicenda come il sovrano Ying Zheng, l’assassino Jing Ke e lei Lady Zhao dal volto dalla strepitosa Gong Li, donna di sublime bellezza e attrice incapace di sbagliare un’interpretazione, a suo agio sia con la piu’ umile proletaria che nelle veci concubina reale.

C’e’ da aggiungere che il livello attoriale e’ altissimo per tutti, verrebbe da dire sorprendente se non fossimo abituati ad un cinema cinese che fa dello stile il proprio fiore all’occhiello.

Chen e’ un maestro nel gestire gli spazi aperti e dirige migliaia di persone con tale abilita’ da farlo apparire semplice ed ordinario.  

Osa e inventa, sospende la telecamera in luoghi apparentemente inaccessibili e il movimento diviene racconto esse stesso, occhi ulteriori che inquadrano e fanno guardare cio’ che la storia, non il regista, impone di essere osservato. 

Pochi i difetti seppur non trascurabili. 

Montaggio non brillante certo non al passo del girato, certo uno dei colpevoli della mancanza principale del film, assenza di pathos che non fa stringere pugni, non fa scendere lacrime.    

Grandiose battaglie ridotte a sequenze che non riescono a competere con l’epica delle immagini e della storia e un po’ tutti i personaggi risultano schiacciati incapaci di suscitare forti emozioni malgrado come ho gia’ detto le ottime interpretazioni, giusto escludendo Gong Li alla quale basta un battito di ciglia per aprirsi allo spettatore.

In questo la vera differenza con "Hero" nel quale Zhang Yimou sa stupire, fa soffrire e trascina dentro un conflitto emotivo che incamerato, riesce ad essere tanto intenso quanto lacerante.

Sia chiaro, il film non esce declassato, sfiora le porte dell’immenso senza riuscire ad entrare ma resta un pezzo di storia straordinario del quale e’ bello essere stati testimoni.

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