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6/10

Gladiatori di Roma 3D regia di Iginio Straffi

Animazione
recensione di Giulia Bramati

Pompei, 79 d.C. La notte dell'eruzione del Vesuvio, il piccolo Timo viene salvato da Chirone, che lo porta con sé a Roma per farlo crescere insieme alla figlia Lucilla, finché la bambina non parte per gli studi in Grecia.

Roma, 95 d.C. Timo è un pigro gladiatore, costretto a misurarsi con il forte Cassio. Il ritorno di Lucilla lo costringe a rivedere il suo stile di vita.

 Pochi Italiani negli ultimi anni si sono cimentati nella produzione e nella realizzazione di un film d'animazione. È necessario partire da questo presupposto per poter parlare del film Gladiatori di Roma 3D, ultimo lavoro di Iginio Straffi. Sebbene, infatti, le tecniche di animazione non siano ai livelli delle produzioni statunitensi, va premiato il tentativo registico di creare un prodotto innovativo per il panorama italiano ed allettante per un pubblico prevalentemente composto da bambini. Il regista dimostra di conoscere le preferenze dei suoi giovani spettatori: negli ultimi anni ha infatti ottenuto una straordinario successo con la serie TV Winx Club, che è stato distribuito in più di 150 Paesi del mondo, e i due successivi lungometraggi animati basati sulla serie.

L'idea di ambientare la vicenda nell'Antica Roma è certamente vincente: il mondo dell'Antichità affascina i più piccoli e permette di ricreare scenari e ambientazioni davvero accattivanti. È molto bella la ricostruzione degli edifici della città, in particolare il Colosseo, entro cui viene ambientato il combattimento finale dei gladiatori.

Iginio Straffi ha scritto la sceneggiatura avvalendosi dell'aiuto di Michael J. Wilson, autore de L'era glaciale e Shark Tale. La storia è semplice, ma arricchita da elementi percettibili da un pubblico adulto. E se alcune citazioni latine - come il giornalista romano chiamato "vox urbis” - possono suscitare un sorriso, non si può certo dire la stessa cosa per alcune battute molto forzate, che non funzionano all'interno del film (per esempio, l'inserimento assolutamente fuori luogo della "pillola blu" in una battuta pronunciata da un maga).

Per quanto riguarda la costruzione dei personaggi, il protagonista Timo è ben delineato: la pigrizia di cui è vittima all'inizio del film svanisce nel momento in cui viene spronato dalla dea Diana, che lo aiuta a recuperare il tempo perso; questa passaggio trasmette un messaggio positivo: impegno e intelligenza aiutano ad ottenere ciò a cui si aspira. D'altra parte, il personaggio di Lucilla, la ragazza di cui Timo è innamorato, risulta molto ambiguo: sin dall'inizio, infatti, ha comportamenti inspiegabili. Lucilla non vuole sposare Cassio, il più forte gladiatore di Roma, perché non ne è innamorata e perché vuole studiare e crescere; ma questo messaggio positivo viene dimenticato nel corso del film, e nel momento in cui può fidanzarsi con il ragazzo di cui è innamorata dimentica completamente la sua volontà di realizzazione personale. È interessante, a questo proposito, tracciare un paragone con la pellicola statunitense The Brave – Ribelle: l'eroina, in quel caso, trasmetteva l'idea di poter sovvertire il tradizionale ordine sociale, scegliendo di non sposarsi e di dedicarsi alle attività che più ama.

Le scelte del doppiaggio, infine, sono piuttosto discutibili: Belen Rodriguez presta la voce alla dea Diana, la quale assume dunque un inspiegabile accento sudamericano, mentre Laura Chiatti non brilla nel ruolo di doppiatrice. Luca Argentero – fortunatamente - doppia dignitosamente il protagonista Timo.

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