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6/10

Thearmae Romae regia di Hideki Takeuchi

Fantastico
recensione di Alessandro Giovannini

Nel 128, l'architetto Lucius Modestus (Hiroshi Abe), famoso per aver costruito celebri terme nella capitale dell'impero, è giù di corda e a corto di idee: i romani non sembrano più apprezzare le terme come luogo di quiete e riposo, e lui non riesce ad inventare nulla che possa rendre le terme innovative e moderne; immerso nella meditazione in una vasca termale, Lucius si trova improvvisamente risucchiato in un vortice spaziotemporale che lo catapulterà per misteriose ragioni nella Tokyo contemporanea, irrompendo nella vita di una giovane ragazza con ambizioni di diventare disegnatrice di manga: l'incontro darà a lei un'idea folgorante su cui lavorare e a lui una gamma di spunti su cui lavorare per creare le più belle terme mai concepite.

Adattato dal manga omonimo di Mari Yamazaki, stratosferico successo in patria che ha dato vita ad una serie di anime, questo film (di cui è stato già realizzato il sequel) arriva nelle sale nostrane con due anni di ritardo, distribuito dalla Tucker Films che ha recentemente portato nei nostri lidi il notevole Confessions di Tetsuya Nakashima. Questa farsa fantastorica è una commistione esilarante tra due mondi lontani geograficamente e temporalmente, nei quali però gli autori (del manga e del film) hanno riconosciuto un importante ponte di collegamento: le terme. Centro sociale, ricreativo, politico ed economico di grande importanza nella Roma imperiale tanto quanto nella cultura nipponica, questo tipo di costruzione ha coniugato importanti idee igegneristiche da un lato ed accurata ricerca estetica dall'altro, andando a costituire un perno culturale sia per la Roma antica sia per il Giappone moderno. E se l'ambientazione storica accattivante ed il ricorso a celebri arie classiche giustificano appieno il grande successo dell'opera nel Sol Levante, data la nota fascinazione che la cultura latina esercita in quel paese, è più incerto il risultato che un film strambo come questo possa avere dalle nostre parti; intendiamoci: se si sta al gioco, ovvero si accetta la premessa assurda di reiterati viaggi nel tempo del protagonista non giustificati da alcuna logica (il che rende il film totalmente fantasy e per nulla fantascientifico), ci si potrà gustare l'esilirante successione di gags provocate dallo straniamento di un antico romano (che però ha le fattezze giapponesi di Abe Hiroshi!) alle prese con i più moderni ritrovati della tecnologia asiatica in fatto di abluzioni, e sarà anche possibile divertirsi a vedere come gli sceneggiatori hanno immaginato che questa strampalata vicenda abbia avuto un'influenza reale sulla Storia vera e propria. 

Nel caso non rientraste nella tipologia di pubblico descritta sopra, invece, Thermae Romae difficilmente riuscirà a celarvi le sue debolezze, prima fra tutte una struttura "leitmotivica" che ripete lo stesso schema per tutto il film, una certa fissità registica nella scelta della messinscena in ogni scena si parte da totali dell'ambiente e ci si avvicina agli attori che dialogano per campi/controcampi, un espediente più televisivo che cinematografico. Altro elemento a sfavore è la piattezza assoluta dei personaggi, ridotti spesso a stereotipi di disarmante banalità (l'eroe senza macchia, il cattivo inguaribile, la fanciulla passiva che corre dietro al suo eroe come una brava mogliettina giapponese dietro al marito). Inoltre, sebbene le scenografie romane siano efficaci, non sarebbe dispiaciuto vedere maggiormente Lucius alle prese con la metropoli contemporanea, magari con qualche scena di Tokyo all'aperto, con innumerevoli occasioni di gag a disposizione. E' possibile che a ciò si rimedi nel sequel, ma l'impressione è quella di assistere ad un film che ha avuto delle limitazioni, forse legate al budget. Resta una visione consigliata a chi cerca stranezze o a chi sa di apprezzare la comicità surreale e un po' buffonesca tipica della cultura audiovisiva nipponica.

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