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7/10

Nessuno Mi Può Giudicare regia di Massimiliano Bruno

Commedia Italiana
recensione di Alessandro Pascale

La trentatreenne Alice vive in una bella villetta di Roma nord, ha un marito, un figlio di 9 anni e tre domestici extracomunitari. La sua vita sembra un sogno dorato ma si rivelerà ben presto un incubo. Suo marito, imprenditore nel ramo dei sanitari, muore in un incidente e il suo avvocato le spiega che è rimasta piena di debiti. Dopo aver svenduto tutti i propri beni ed essersi trasferita in un quartiere popolare capirà che l'unica soluzione per risolvere i propri guai economici è farsi aiutare da una escort conosciuta ad una festa...

Ve lo ricordate Martellone “Bucio de culo”, uno dei personaggi-simbolo (pur nel suo piccolo ruolo di comparsa) del telefilm Boris? Ecco, Bucio de culo nella vita normale è Massimiliano Bruno, che in realtà è uno che dopo una lunga esperienza nel teatro e nella tv si è affacciato al cinema come attore e sceneggiatore, specie in collaborazione con Fausto Brizzi, nel bene o nel male novello Muccino de noartri.

C'era quindi da aspettarsi un filmetto un po' insignificante? Un po' forse sì, se non fosse che Nessuno mi può giudicare non solo vede la presenza di Paola Cortellesi, che merita sempre e comunque stima, ma si è pure aggiudicato una quantità notevole di premi (David di Donatello, Nastri d'argento...) spacciandosi come una delle migliori commedie italiane del 2011.

E' un giudizio affrettato ed esagerato? Si e no. Nel senso che in effetti siamo di fronte ad un'opera prima effervescente, genuina e a tratti straripante, capace di unire il “popolaresco” con un citazionismo d'epoca (la scena della cacciata dal bar di Rocco Papaleo è presa pari pari da quella di morettiana memoria presente in Ecce Bombo). Il punto forte dell'opera è quindi la squisitezza della narrazione, affrescata da una vagonata di personaggi (c'è di fatto mezzo cast di Boris!) e dialoghi praticamente perfetti. Forse pure troppo perfetti, tanto da apparire in certi casi al limite del cliché scontato e banale.

Grande merito di questa scorrevolezza va alla Cortellesi, capace di districarsi con grazia nel ruolo della padrona antipatica come in quello della escort dapprima un po' timida poi sempre più sbarazzina e agile. Ma è la sceneggiatura nel suo complesso a presentare i suoi punti di forza. Perfino Raoul Bova e Rocco Papaleo vengono messi a loro agio in ruoli un po' stereotipati ma adatti alle loro fattezze. Più debole è invece il soggetto, eccessivamente ancorato all'attualità politica del Paese (il concetto stesso di escort, l'eterna polemica con la “casta”), fatto che ne indebolisce la freschezza invecchiando il film di gran lunga, dal momento in cui fortunatamente sono finiti i climi orgiastici a Palazzo Grazioli.

Scontato e un po' trito anche il messaggio anti-moralistico per cui non ci sia niente di male a fare la prostituta (Pretty Woman...), specie se a fin di bene (la famiglia...) e in tempi di crisi economica. In definitiva è il conclusivo clima zuccherino che contribuisce ad indebolire la seconda parte del film: lo scontato happy ending e la volontà di raggiungere ad un chiaro ed esplicito messaggio progressista e ottimista per ogni personaggio e questione, risulta alla lunga quasi irritante ed illusorio. Nessuno mi può giudicare rimane però effettivamente una commedia gustosa e gradevole, anche per il modo in cui è stata girata. Grazie Bucio de culo!

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