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5/10

Femmine Contro Maschi regia di Fausto Brizzi

Commedia
recensione di Maurizio Pessione

Altre storie di ordinari bisticci, sotterfugi, tradimenti, romanticismi, rimpianti, rimorsi  e riappacificazioni fra maschi e femmine, con il sesso a fare da volano e le retoriche rispettive differenze di approccio e di comportamento. La posta in palio, possibilmente ridendoci su, è una partita infinita che si gioca fra due estremi obbligati comunque ad incontrarsi ed accettare i rispettivi pregi e difetti.

Il maschio scelto dalla femmina non è colui che le sembra più attraente, ma colui che la disgusta meno’. Così come Maschi Contro Femmine si apriva con una didascalia di Massimo Troisi, anche questo sequel inizia con una citazione, niente meno che di Charles Darwin. La differenza fra le due sta nel fatto che quella dell’artista napoletano prematuramente scomparso si riferiva senza alcun dubbio al rapporto uomo-donna, mentre questa del celebre naturalista britannico a noi maschietti fa comodo ritenerla destinata a tutto il mondo animale, escluso l’uomo. 

Letto il titolo, se di match o partita vogliamo parlare, usando come metafora il gioco del calcio, quella di ritorno vede schierati in campo i titolari, per così dire, del sesso forte, dopo la secca sconfitta subita all’andata, quando erano stati tenuti prudentemente seduti in panchina.

Se si scorrono i nomi del cast infatti, esclusi un paio di nuovi acquisti ed altrettante uscite di scena anticipate di secondaria importanza, si ritrovano più o meno gli stessi interpreti del primo episodio, ma la differenza in questo caso è che il loro impiego è inversamente proporzionale. Una curiosità di Maschi Contro Femmine infatti risiedeva nel fatto che intorno ad un nugolo di giovani o comunque interpreti nostrani non di primissimo piano, più o meno bravi, ce n’era un altro, se non altro di maggiore notorietà, ma stranamente relegato al ruolo di comprimario. Mi riferisco in particolare a Claudio Bisio, Nancy Brilli, Luciana Littizzetto ed Emilio Solfrizzi, i quali in questo caso sono invece decisamente posti al centro della ribalta ed ai quali s’aggiunge la novità rappresentata dal duo Ficarra e Picone, mentre ai protagonisti dell’opera precedente, ovvero Paola Cortellesi, Alessandro Preziosi, Fabio De Luigi, Giorgia Wuerth, Nicolas Vaporidis e Chiara Francini stavolta tocca non più che la classica comparsata, giusto per stabilire un filo logico e sequenziale fra il primo ed il secondo episodio. Questa sorta di ribaltamento delle parti, se consideriamo la notorietà come termine di paragone, non produce però quel plus nel risultato che sarebbe stato lecito attendersi, anzi sorprendentemente lo peggiora, non per colpa degli stessi interpreti, che sono generalmente adeguati, ma per via di una sceneggiatura che è meno convincente e più rituale rispetto al precedente episodio.

Femmine Contro Maschi è strutturato come l’antecedente sul canovaccio tipico dei film ad episodi con alcuni interpreti che appaiono distintamente in tre storie diverse. In particolare Claudio Bisio è in coppia con Nancy Brilli, Ficarra e Picone sono protagonisti di un episodio con Francesca Inaudi e Serena Autieri ed infine Luciana Litizzetto è accompagnata da Emilio Solfrizzi. Cosa distingue questo sequel rispetto al precedente episodio? Non molto a dire il vero, anche se la differenza generazionale, già a partire dalla caratterizzazione, fra Vaporidis e Solfrizzi ad esempio, è evidente: quest’ultimo infatti appartiene al genere di maschio tradizionale, tutto calcio (in casa ha persino un altarino dedicato alla Juventus), serate con gli amici, tradimenti, trascuratezze e menzogne nei confronti della moglie (Litizzetto), mentre Nicolas non solo è scapolo, ma è ancora un giovanotto appena uscito dalla maturità di Notte Prima Degli Esami con una visione goliardica e del tutto estranea ai legami sentimentali duraturi.

Il bilancio globale di Femmine Contro Maschi è ancora una volta superiore alla mediocrità dei film panettone cui in definitiva anch’esso appartiene, ma non va oltre la normalità della commedia di costume della quale ripropone puntualmente i tratti retorici: Claudio Bisio, ad esempio, è l’eterno farfallone che trascura moglie, figli e persino la madre (Wilma De Angelis, anch’essa un concentrato di luoghi comuni), ma solo grazie all’ingegnoso intervento di quest’ultima riesce a recuperare la famiglia dopo essere stato ‘licenziato’ per inadempienze nel ruolo di marito e padre. Quando Nancy Brilli gli dice, dopo aver appena lasciato l’uomo con il quale s’era legata nel frattempo: ‘… voi maschi non vi capirò mai!…’, Bisio sintetizza le peculiarità del suo comportamento e del sesso che rappresenta, decisamente più nel male che nel bene, con una profonda considerazione: ‘…non c’è niente da capire, è questo il trucco.’.

L’episodio che vede protagonista Luciana Litizzetto si sviluppa sulla contraddizione della donna/moglie al giorno d’oggi, non più disposta ad accettare un ruolo subalterno rispetto al marito/uomo e che sfrutta in questo caso l’occasione propizia, un banale incidente a seguito del quale Solfrizzi perde la memoria, per fargli credere che nella sua vita passata egli era l’esatto contrario della realtà, con l’obiettivo di assoggettarlo ai suoi desideri, sgravandosi persino di tutti i compiti che aveva dovuto sobbarcarsi lei sino a quel momento  (un’amica, Lucia Ocone, la biasimerà in seguito per questa manipolazione, che determina una serie di complicazioni ed anche qualche rimorso, apostrofandola così: ‘Se un uomo non ti piace, lo lasci, non è che lo riformatti!’). A parte il discutibile neologismo di origine informatica (‘riformattare’), questo episodio contiene comunque la battuta forse più spiritosa dell’intero film quando, prima dell’incidente, al rientro a casa Solfrizzi, dopo una giornata lavorativa impegnata a gestire una pompa di benzina, è affamato ed intinge un pezzo di pane dentro il sugo che sta cuocendo; Luciana nel mentre sta stendendo sulla tavola la pasta e lo riprende duramente per via delle mani ancora sporche di grasso e benzina. Al che lui le risponde: ‘…cosa dovrei dire io allora, fai l’urologa, maneggi piselli e testicoli tutto il giorno e stai impastando gli agnolotti!’…’. Volendo scendere un pò di più in profondità d’analisi, anche se il contesto non è proprio quello più indicato, si potrebbe dire al riguardo che la Litizzetto con la sua iniziativa rappresenta un certo femminismo che mira semplicemente a sostituirsi negli antiquati privilegi dell’uomo anziché superarli per stabilire nuovi e più giusti equilibri e modelli, eliminando gli antagonismi fra i due sessi. Ma d’altronde non era la stessa amica di prima ad osservare che: ‘… è ingiusto privare un uomo del suo sacrosanto diritto a fare schifo!’? Il che è sufficiente per capire che, ragionando così, al di là delle facili battute, appare ancora lontana la strada per instaurare quell’armonia nei rapporti fra i due sessi che superi l’esigenza naturale ed istintiva di non poter fare a meno l’una dell’altro. Ma se la sceneggiatura ed i dialoghi sono stati scritti da tre uomini, incluso il regista Fausto Brizzi e da una sola donna a chi si può dar credito?

L’episodio migliore è probabilmente quello che vede Salvo Ficarra e Valentino Picone nel ruolo di partner e mariti mai cresciuti però dallo stadio infantile. Fermo restando che non si capisce perchè un’insegnante come Francesca Inaudi, apparentemente per nulla bisognosa di prendere il primo che le capita, dovrebbe avere una relazione con un bidello totalmente immaturo come Salvo, il quale scambia ancora le figurine dei calciatori con i bambini delle scuole elementari, gioca con loro in palestra nelle pause e si dimentica di suonare la campanella per giocare a Fantacalcio sul PC, è la verve della coppia comica in questo caso a fare la differenza, sorvolando di netto quindi sui particolari. Simpatica ed anche non priva di qualche nota romantica l’idea di mostrarli protagonisti di una doppia vita, di nascosto alle rispettive donne, come componenti di una band dedicata ad emulare i Beatles e che partecipa ai raduni rievocativi di gruppi analoghi, mentre la moglie di Valentino (Serena Autieri) è convinta che le sue assenze serali, durante le prove e le esibizioni, dipendano invece da continue ed interminabili riunioni di lavoro. Il loro scorrere in fila indiana sulle strisce pedonali, assieme agli altri due componenti del gruppo imitando la nota cover del disco ‘Abbey Road’ dei ‘fabulous four’ di Liverpool, non è soltanto un omaggio degnamente rappresentato, ma in qualche modo contiene persino frammenti di struggente nostalgia. Peccato che poi tutto venga vanificato da un’ultima esibizione davanti alle rispettive compagne che non si sa come ma sono riuscite ad arrivare sin lì, in mezzo al pubblico delirante, in un contrasto di sentimenti, fra stupore, orgoglio ed irritazione allo stesso tempo. Un sequenza, ahimè, che è quanto di più banale ed insignificante si possa immaginare.

Fra gli interpreti sempre più spigliato e convincente Claudio Bisio, divertenti e simpatici Ficarra e Picone, aderente al ruolo di mamma e nonna impicciona a fin di bene Wilma De Angelis, senza infamia e senza lode Nancy Brilli e Serena Autieri, interessante Francesca Inaudi, mentre purtroppo la peggiore del lotto è Luciana Litizzetto, che si esprime al meglio solo quando recita le battute pungenti ma dal punto di vista espressivo è ancora piuttosto acerba.

Dopo una lunga serie di schermaglie e colpi duri fra femmine e maschi, il finale è in linea con le direttive dei calciatori: il terzo tempo è all’insegna delle riconciliazioni e delle pacche sulle spalle. Salvo accusa Francesca di non capire niente di rock’n’roll, dei Beatles ed in particolare del grande batterista Ringo Starr e lei bonariamente ribatte che: ‘…tanto tu non ne capisci niente di femmine…’. Insomma, come dire, parole intense ed approfondite considerazioni sociologiche con l’evidente prospettiva di un terzo episodio, poichè nè Maschi Contro Femmine, tanto meno Femmine Contro Maschi hanno risolto alcunchè nella contrapposizione fra i due sessi, a parte la logica e più ovvia conclusione che nonostante tutto, gusti diversi a parte, gli uni non possono tuttora fare a meno delle altre e viceversa. Ci saranno quindi anche i tempi supplementari in questa partita infinita? 

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