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6/10

Maschi Contro Femmine regia di Fausto Brizzi

Commedia
recensione di Maurizio Pessione

Storie di ordinari bisticci, sotterfugi, tradimenti, romanticismi, rimpianti, rimorsi  e riappacificazioni fra maschi e femmine, con il sesso a fare da volano e le retoriche rispettive differenze di approccio e di comportamento nei loro rapporti. La posta in palio, possibilmente ridendoci su, è una partita dal risultato aperto che si gioca fra due estremi obbligati comunque ad incontrarsi accettando i rispettivi pregi e difetti.

Io credo che, in particolare, un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi fra di loro’ è la didascalia che apre il film e ad enunciarla è stato il povero Massimo Troisi. Va detto subito: è anche l’unico pensiero che contiene qualche elemento di profondità e riflessione in quest’opera.

Mettiamola così: Milan-Inter, Roma-Lazio, Napoli-Juventus sono alcuni degli incontri di maggior richiamo e competizione in ambito calcistico nazionale, ma non sono niente in confronto alla vera partita che si gioca ogni giorno, su ogni campo della quotidianità, fra uomini e donne di tutte le età, qui più precisamente definiti come Maschi Contro Femmine.

Cosa aspettarsi da un’opera del genere? Profonde considerazioni filosofiche? Acute analisi sociologiche? Originali notazioni psicologiche? In un altra vita cinematografica forse, ma non in quella di Fausto Brizzi e della commedia scacciapensieri, cui anche questa sua ultima ‘fatica’ senza alcun dubbio appartiene, grazie alla quale il cinema italiano attuale ha trovato un redditizio filone per rinverdire il genere, contestualizzandolo ai costumi ed al linguaggio espressivo attuali. Sono perciò qui compresi tutti, ma proprio tutti, bisogna dargliene atto, i cliché che da sempre, non solo oggi, contraddistinguono i rapporti fra uomini e donne, maschi e femmine, in questo caso con l’aggiunta di un piccolo spunto trasgressivo riguardo l’amore lesbico. Diatribe, conflitti e battaglie non solo verbali fra i due sessi che nell’occasione escono dai confini della nostra provincia perché sono reperibili replicati, in modi più o meno analoghi, in opere di produzione estera, francese ed americana ad esempio. Possiamo quindi definirli come universali. Manca semmai, con qualche sorpresa, un ingrediente non da poco, ma una volta tanto lo consideriamo un pregio e non una lacuna: la polemica contrapposizione nord e sud che t’aspetteresti comunque in un film che è un compendio degli stereotipi, come se avesse concordato una sorta di spartizione d’aree di competenza con un’opera invece interamente dedicata a quello specifico tema, ovvero Benvenuti Al Sud.

Troviamo quindi una compagnia di cinque amici che si riuniscono la sera per giocare a Risiko, sparare battute sconce e sfottersi l’un l’altro, ironizzando magari sulle defaillance sessuali di uno di loro (Pietro Germi aveva però realizzato su questo argomento una ben più sostanziosa opera con Signore e Signori) oppure, nel caso di un altro componente la compagnia, allenatore di pallavolo, sposato e padre da poco di un figlio, per prenderlo in giro non avendo preso le dovute precauzioni nella relazione che ha iniziato con la più brava delle ragazze della sua squadra, innamorata persa di lui, lasciandosi scappare con lei persino la parola impronunciabile, a detta dei suoi amici, per non rimanere poi incastrati, cioè ‘amore’. C’è quindi un trio convivente nello stesso appartamento, composto da un asessuato, un etero ed una lesbica che vede questi ultimi due in continua competizione fra loro e pronti a scommettere sulle rispettive conquiste, strappandosele l'un l'altra per puro spirito goliardico e senza esclusione di colpi. C’è un altro lui, macho e scapolo impenitente, collezionista di mutandine delle sue amanti di ogni parte del mondo (gli mancano, come fossero figurine di un album, solo l’Honduras e lo Yemen, che sono rarissime, dice orgogliosamente) ma gli va buca con la signora della porta accanto con imprevedibili conseguenze sulla sua mascolinità perchè la vicina invece lo snobba ed anzi non perde occasione per punzecchiarlo ed umiliarlo: non ci vuole certo l’acume di un genio per capire come andrà a finire. C’è infine una donna di mezza età, single ed in crisi di autostima, che non s’accorge per molto tempo di essere considerata una dea dal collega vedovo sensibile, delicato ma timido che le dedica ogni sorta di attenzione, mentre lei lo ha sempre e solo considerato un amico con il quale semmai, al massimo, confidarsi.

Insomma, pur da questa brevissima sintesi delle situazioni principali che vengono sviluppate parallelamente nel corso della trama del film, si sarà certamente inteso che non c’è nulla di nuovo da segnalare sul fronte dei rapporti fra maschi e femmine, nonostante lo scorrere del tempo e l’evoluzione dei costumi. Il maschio appare ancora una volta rappresentato, esclusa qualche sparuta eccezione, come il cacciatore fedifrago, meschino, approfittatore, maldestro, che non sa resistere alle tentazioni, inevitabilmente portato ad infilarsi in ogni genere di guaio, fraintendimento e letto, ovviamente in amabile compagnia; simpatica canaglia incapace comunque di comprendere il sottile e profondo universo femminile che è sì vittima, ma a sua volta capace di prendersi le sue rivincite e vendette, con gli interessi. Soprattutto, com’è noto, è la donna infine che sceglie, pur con tutte le illusioni del maschio che si ritrova infine proprio laddove lei lo vuole portare, oppure si mostra generosa sino a sacrificarsi, magari solo per solidarietà con un’altra femmina, pur di non rovinare un pacifico quadretto di famiglia. Non è difficile quindi individuare fra i quattro cardini del racconto quello meno ovvio, sviluppato intorno ai tre conviventi, due dei quali, pur essendo maschio e femmina, come si diceva sono in competizione fra di loro per conquistare altre femmine, perché lei in effetti predilige Saffo a Venere. Paradossale e divertente a tal proposito la scena che vede Nicolas Vaporidis in una spiaggia di nudisti in Sardegna, dove l’hanno convinto ad andare in vacanza Sarah Felderbaum e Chiara Francini, nella quale lui, l’unico ad essere ancora vestito, viene tacciato da una incaricata all’accoglienza di essere un guardone ed un esempio negativo persino per i bambini intorno, rovesciando quindi i normali canoni dei costumi.

Lasciando da parte l’insistita pubblicità subliminale, in questo caso riguardo in particolare una nota compagnia telefonica, che oramai in un certo tipo di cinema si avvicina sempre più agli spot televisivi (ci manca ancora la sovrapposizione del messaggio nella parte alta a destra dell’immagine e poi il ciclo sarà completato) e le facili musiche tratte in buona parte da hits del momento, bisogna però aggiungere alle tante riserve espresse sin qui almeno due pregi di non poco conto.

Primo, il filmetto tutto sommato funziona: è spesso divertente negli sketch che mette in scena, grazie anche ad una serie di battute azzeccate, senza scadere mai nel becero (l’unica figura fuori dalle righe è il presidente della squadra di pallavolo, il pur bravo Francesco Pannofino, davvero calcato ed improbabile nei modi). Secondo: c'è una bella galleria di interpreti, per la gran parte giovani, che rendono frizzante e piacevole quest’opera ben oltre il merito dei contenuti che rappresenta. Per curiosa ironia, personaggi noti come Claudio Bisio, Luciana LittizzettoNancy Brilli sono relegati a ruoli di secondo piano, a tutto vantaggio della bravissima Paola Cortellesi, che è la migliore del lotto, ma Fabio De Luigi, Alessandro Preziosi, Giorgia Wuerth ed i rimanenti fra i sei maschi e le cinque femmine condividono la scena con efficacia e simpatia.

Insomma, se proprio bisogna parlare di aria fritta in questo caso se non altro la cottura è stata eseguita correttamente e l’olio utilizzato è di buona qualità, il che non mi sembra poco in un panorama, soprattutto di cinema consumistico, spesso ahimè piuttosto deprimente. Nel frattempo è già uscita una replica o per meglio dire la partita di ritorno intitolata Femmine Contro Maschi. Sarà un pareggio infine oppure una sonora sconfitta 0-2 per i maschietti?

Una curiosità infine: in un paio di scene appaiono due campionesse nostrane della pallavolo come Francesca Piccinini, in azione sotto rete e Maurizia Cacciatori, come speaker.

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