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9/10

Philomena regia di Stephen Frears

Commedia
recensione di Giulia Bramati

Dopo cinquant'anni di silenzio, Philomena decide di mettersi alla ricerca di suo figlio, sottrattole con forza dalle suore presso cui viveva e dato in adozione. Ad aiutarla nella ricerca è il giornalista Martin, che scoprirà a poco a poco la drammatica verità.

Si ride e si piange in questa nuova straordinaria pellicola diretta da Steven Frears. Una splendida Judi Dench, mai forse così brava, interpreta la protagonista di Philomena, una donna vittima del bigottismo, che - convinta di meritarsi una punizione per i suoi peccati di gioventù - mantiene per cinquant'anni un doloroso segreto.Tratto da una storia realmente accaduta, il film racconta il viaggio di Philomena alla ricerca del figlio strappatole dalle suore presso cui viveva quando era ancora adolescente.Ambientato in Irlanda, il film oscilla tra frammenti di un passato difficile, quando la giovane Philomena negli anni '50 partorisce Anthony e trascorre i successivi quattro anni presso un convento di suore ad espiare il suo peccato carnale commesso quasi inconsapevolmente, e un presente speranzoso, in cui la donna decide finalmente di rivelare la sua storia al giornalista Martin.

Philomena non è un on the road alla ricerca del figlio perduto, è piuttosto un percorso di riflessione sulla società e sull'influenza che la religione può avere sugli individui. È un film sulla disillusione di fronte alla cruda realtà, ma è anche un invito a non cedere mai alla rassegnazione, anche quando sembra troppo tardi.L'educazione religiosa ha portato la giovane Philomena a credere di aver commesso un peccato molto grave e di meritare per questo una lunga sofferenza, soffocata per cinquant'anni. La forte influenza che la religione ha sulla giovane si protrae negli anni, a tal punto che la donna riesce a perdonare la terribile sofferenza subita e le crudeltà protrattesi negli anni successivi.Diversamente da lei, il giornalista che conduce le ricerche - splendidamente interpretato da Steve Coogan, che è anche sceneggiatore della pellicola - si dimostra incredulo di fronte ai risvolti che prende la vicenda, giungendo a non comprendere il perdono della donna. Fortemente disilluso dalla vita e dalla religione, Martin intuisce la gravità e insieme la potenzialità della storia della donna e si impegna per portare a termine la ricerca. Il film è distintamente scisso in due parti, di cui la prima fortemente improntata sul viaggio in Irlanda e negli Stati Uniti, la seconda sull'accettazione della realtà e sul perdono, necessario elemento per la riappacificazione con se stessi. Philomena è una donna semplice e di cultura popolare, accanita lettrice di romanzi rosa ed estremamente gentile con gli sconosciuti. Frears mostra con delicatezza quanto questa donna nella sua genuinità abbia tanto da insegnare all'istruito giornalista laureato a Oxbridge. Essa infatti riesce a riappacificarsi con il suo passato e di fronte ad una verità terribilmente crudele riconosce anche gli aspetti positivi della vicenda, trovando la forza di riconciliarsi con il suo amaro passato.

La sceneggiatura riesce ad essere incredibilmente ricca di tematiche difficili - dal problema dell'aids alla difficoltà di essere omosessuali in un partito repubblicano, dalla riflessione sul cattolicesimo alla diaspora irlandese - senza risultare mai eccessivo o melodrammatico. Il regista torna a girare nel suo Regno Unito una pellicola amara, forte, struggente e anche profondamente ironica e divertente, mostrando che il cinema inglese è vivo e continua a presentare opere fortemente audaci.

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