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R Recensione

9/10

Vivere regia di Akira Kurosawa

Artistico-allegorico
recensione di Valerio Zoppellaro

L'impiegato comunale Watanabe, capoufficio della sezione civile, vedovo da venticinque anni, scopre di avere un tumore allo stomaco. Tutto gli crolla addosso, e nessuno è in grado di aiutarlo, neppure il figlio Mitsuo, che anzi lo maltratta. Ritira tutti i quattrini dalla banca e decide di godersi i pochi mesi che gli restano.

Vivere è un amarissimo ritratto di umanità realizzato da Akira Kurosawa. Il film è l’ immagine delle nostra piccolezza nel mondo, nello scorrere inesorabile ed indifferente delle nostre vite. Lo stupendo Watanabe prova a ritagliarsi un pezzo di immortalità, facendo per la prima volta nella sua vita qualcosa di significativo. È un eroe moderno, il personaggio interpretato da Takashi Shimura che usa come armi i sorrisi e la buona educazione con la disperazione di chi oramai non ha più nulla. Watanabe sa già che presto perderà la sua vita e vuole provare a darle il senso estremo. Ha provato riempire gli ultimi istanti con uno sfrenato edonismo ma non ha provato piacere e ha compreso come il trascorrere un’ esistenza sopra le righe cavalcando un’ illusoria felicità non sia in realtà un modo di vivere meno grigio rispetto al suo. Nella sua semplicità Watanabe vuole regalare agli altri piccoli istanti di felicità, che per lui si rappresenta perfettamente nell’ immagine di un parco, con tanti bambini che giocano. Cinque mesi dopo il protagonista muore e tutti si sono dimenticati di lui. Se il presente è destinato a personaggi più importanti, anche l’ eternità non è destinata agli uomini come Watanabe. Ma lui, andandosene su un’ altalena, in pace con tutto.. lui forse è uno dei pochi uomini a sapere quale sia il sapore della felicità. Que viva Watanabe.

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