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4/10

Real regia di Kiyoshi Kurosawa

Thriller
recensione di Francesca Bozzetto

A causa di un tentato suicidio, la disegnatrice di manga Atsumi è in coma da ormai un anno. Il suo fidanzato Koichi non si arrende e, per capire le ragioni del suo gesto e provare a risvegliarla, si affida al "sensing", una terapia neurochirurgica che gli consente di mettersi in comunicazione con la ragazza, penetrando nel suo subconscio.

L'ultimo lavoro del giapponese Kiyoshi Kurosawa è stato presentato in prima internazionale alla 66° edizione del Festival di Locarno. Il film è tratto da un romanzo di Rokuro Inui, vincitore di un importante premio letterario giapponese; il regista ha dichiarato alla stampa di aver mantenuto solo il trenta per cento circa dell'opera originale. Visto il risultato, forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto più fedele al libro. Fin dalle prime scene, ambientate tra un laboratorio bianco e freddo e un appartamento triste, si è assaliti dal forte dubbio sul reale valore di ciò che si sta per vedere. La comparsa poi di cadaveri senza senso, zombie-pupazzo e, perchè no, un enorme dinosauro acquatico, trasformano quello che vorrebbe essere un thriller fantascientifico in un film quasi comico. Una domanda risuona in continuazione nella mente: PERCHE'? Nonostante la possibile originalità della trama, sia gli eventi principali sia i dettagli disseminati qua e là sono decisamente eccessivi: come si dice, il troppo stroppia, soprattutto al cinema. Il continuo passaggio dalla realtà alla mente dei protagonisti e dal passato al presente è snervante invece che avvincente. Se gli sviluppi della storia non sono prevedibili (il finale è già implicito nella prima scena!), risultano contorti e addirittura folli. E cosa dire dei due attori principali? Takeru Satoh e Haruka Ayase appaiono a tratti meno espressivi degli zombie-pupazzo. Durante il "gran finale" si ride per non piangere. Quando finalmente appaiono gli agognati titoli di coda, molti spettatori sono decisamente perplessi. Si respira però nell'aria anche della contentezza: dopo più di due ore, la tortura è finalmente finita!

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alejo90 alle 10:06 del 29 agosto 2013 ha scritto:

accidenti, leggere questa recensione per me, che sono stato un ammiratore estasiato di Kairo, è una batosta. Cercherò di vederlo per capire se lascerà anche a me l'amaro in bocca...

frabozz, autore, alle 11:02 del 29 agosto 2013 ha scritto:

guarda, non sono una che di solito stronca i film, ma in questo caso penso che Kurosawa abbia davvero tirato troppo la corda... Poi, si sa, i giudizi sono sempre soggettivi. Sarò felice di sapere il tuo!