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6/10

Zatoichi regia di Takeshi Kitano

Storico
recensione di Pasquale D'Aiello

Ichi è un massaggiatore cieco che vaga da paese in paese, cercando impieghi e case da gioco. Giunto in un piccolo paese, viene ospitato da O-Ume, il nipote della quale diventa alleato di Ichi.

Nel paese arrivano anche O-Sei e O-Kinu, due geisha che hanno un torbido passato. Intanto Hattori, giunto anch'egli in paese, si propone come guardia del corpo del signore locale, mentre la propria moglie è gravemente ammalata.

Tutte le storie troveranno un elemento comune, ed Ichi riuscirà ad aiutare tutti con la sua straordinaria abilità nell'uso della spada.

 

Il film, presentato alla sessantesima edizione del festival di Venezia, presenta i tratti caratteristici di certa filmografia di Kitano: la violenza ossessiva ed esasperata, l'attenzione alla delicatezza dei colori e all'armonia dei gesti. Presenta, eppure, anche degli innesti originali: scene di ballo che danno una connotazione surreale alla narrazione. Il tema portante del film è la riflessione/dubbio sulla possibilità di conoscere.

Il protagonista principale (lo stesso Kitano) riesce a sconfiggere qualunque avversità del mondo reale anche rinunciando volontariamente alla vista. Tale privazione riesce a sviluppargli i rimanenti sensi in tal modo da sopravanzare qualunque suo simile. Il suggerimento che proviene da Kitano parrebbe indicare la strada della "rinuncia" piuttosto che quella dell'accumulazione per giungere a più alti livelli di conoscenza.

L'intuizione non è banale ma non è adeguatamente sviluppata nel film, neppure da farne un caso di riflessione. E' senz'altro vero che Kitano rifugge da teorizzazioni o squadernamenti morali, tuttavia, di solito, i suoi film posseggono quella forza emotiva che riesce illuminare le singole storie dei suoi personaggi con una luce tanto intensa da farli imprimere nella nostra mente e ristagnare fino a quando non riusciamo a vedere anche in noi l'oscurità di certi abissi.

Intrecciato al tema della conoscenza c'è quello, molto kitaniano, della vendetta che risulta tanto più efficace quanto più lucida. Anche su questo sentimento Kitano non riesce a suscitarci forti emozioni. Zatoichi risente negativamente della sperimentazione surreale confinante col comico che ci lascia perplessi più che riflessivi.

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Voto degli utenti: 8/10 in media su 3 voti.
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fabfabfab (ha votato 9 questo film) alle 9:19 del 20 ottobre 2011 ha scritto:

Non sono d'accordo. Film splendido (secondo me) proprio perchè capace di stemperare le ormai classiche caratteristiche "violente" del cinema di Kitano con un senso ironico curiosamente poetico e alcuni passaggi puramente ritmici (inteso nel vero senso della parola, ovvero nati dal semplice connubio tra azione e colonna sonora).

misterlonely (ha votato 8 questo film) alle 20:21 del 25 ottobre 2012 ha scritto:

Fantastico film e finale stupendo