Deadly Outlaw. Rekka regia di Takashi Miike

Non saprei davvero come valutare questo film, non con gli occhi dell’occidentale abituato a filmini appena violentini, leggermente cattivini, non lesivi della sensibilita’ delicatissima che dicono ci appartenga soprattutto da quando siamo tutti vincitori morali di Nobel vari.

Il Giappone e’ lontano e Miike del Nobel ne farebbe certamente un uso improprio quindi che dire, il suo film e’ quasi delicato rapportato a ben altri exploit ai quali ci ha abituati.

Certo, il protagonista che abbatte i suoi nemici a bazookate non e’ propriamente politicamente corretto ma e’ divertente da morire.

Ancora un film interpretato da Riki Takeuchi, attore che evidentemente incarna per Miike una buona misura di psicopatia e devo ammettere che vedendolo qui, non posso che dargli ragione.

È che da un attore col giusto grado di pacioccosita’ non ti aspetteresti di vedergli piantare un piede di porco sulla testa di qualcuno e trascinarselo in giro e cerchi almeno una smorfia di rammarico al dare alle fiamme un intero grattacielo ma vabbe’, sono ragazzi direbbe qualcuno.

Per il resto il copione riflette l’abituale storia di uomini yakuza abituati alla morte e pronti a qualunque sacrificio, ragazze succubi ed inespressive a fare da contorno e l’inevitabile guerra tra bande ad imbrattare le strade di rosso sangue. 

Miike ha una idea della violenza come caratteristica innata, genetica, concetto che viene piu’ volte ripetuto e ribadito per tutta la pellicola, scardinando ogni considerazione, ancora una volta molto occidentale, che la violenza scaturisca da fattori sociali ed esterni alla persona.

"L’uomo e’ una bestia" di bracardiana memoria, trova un coronamento nelle opere di Miike e vuoi vedere che per una volta noi italiani abbiamo capito per primi la lezione?