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7/10

La Citta Perduta regia di Marc Caro

Fantastico
recensione di Massimiliano Scordamaglia

Bambini rapiti per rubare loro i sogni, intreccio di cattivi e strani rapitori ma quando il fratellino del forzuto One sparisce, inizia la caccia e con essa l'avventura per ritrovarlo.

Il dinamico duo Caro e Jeunet ancora in azione per una straordinaria follia visiva come questo "La città perduta".

Un pazzo scienziato invecchia perche’ non ha sogni e rapisce bambini per carpire i loro, non fosse che i piccoli spaventati producono solo incubi vanificando i suoi sforzi.

Accade pero’ che Denree, il giovane fratello di One, un forzuto artista di strada, venga a sua volta rapito e inizia l’avventura per salvarlo tra baby-gang, donne siamesi, subacquei smemorati e cloni un po’ scemi.

La follia e’ totale e non serve credermi sulla parola quando la trama dice tutto ma il meglio e’ raggiunto dalle immagini che come un marchio di fabbrica dei due, esalta la loro visione di cinema fantastico.

Opera che si spinge laddove lo steampunk non ha mai osato prima, sfiorato forse da Gillian, esaltato dall’Otomo di "Steamboy" per quanto opera d’animazione, si preserva anzi si fa compiere un decisivo passo in avanti al genere, non senza attingere dal mondo fantascientifico a fumetti di "Metal Hurlant", Da Burton, dal gia’ citato Gillian e perche’ no, magari con una sbirciatina ai Borg di Star Trek per la visualizzazione dei Ciclopi.

Fedele allo stile dei registi, il viraggio al giallo diviene distintivo, l’organicita’ trasudata da pietre e case e’ claustrofobica e soffocante, i personaggi da albo di fumetti sono carne che piu’ carne non si puo’ e come nelle migliori fiabe, l’innocenza bambina ha il predominio su tutto, divenendo sia incipit che conclusione.

I due esaltano la fantasia al potere e ribadisco quanto mi faccia male ammetterlo, interpretazioni troppo fuori da l’ordinario per essere valutate ma la allora piccola Judith Vittet e’ intensa e dotata di una espressivita’ adulta da grande attrice che mi ha ricordato la migliore Kirsten Dunst, quella di "Intervista col vampiro"

Il film e’ delizioso, forse troppo complesso per bambini abituati all’ennesima noia Disney, forse troppo complesso anche per i genitori dei suddetti fanciulli.

Un plauso anche a Badalamenti per la superba colonna sonora, opera matura di un artista che non ha nulla da invidiare ai colleghi magari piu’ illustri e famosi.

Film disintegrato da una distribuzione assassina, lascia traccia nel web e nel mondo col titolo "La citta’ perduta" ma anche nella traduzione dell’originale "I bambini della citta’ perduta", quindi occhio ai titoli.

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