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6/10

Il Piccolo Nicolas E I Suoi Genitori regia di Laurent Tirard

Commedia
recensione di Dmitrij Palagi

La vita del piccolo Nicolas trascorre tranquillamente. Ha dei genitori che lo amano, una banda di amici simpatici con i quali si diverte un sacco, e non ha nessuna voglia che tutto questi cambi... Ma un giorno, Nicolas sente di sfuggita una conversazione tra i suoi genitori, convincendosi che presto cercheranno di liberarsi di lui, per fare spazio a un fratellino in arrivo. Occorre un piano per sventare il pericolo...

 

Un teatro di posa da cui è impossibile distogliere l'attenzione, fin dalle prime sequenze, con le vignette dei titoli di testa.

Una fiaba fuori dal tempo, completamente immersa in una nostalgia che guarda al passato come ad una situazione idilliaca e perfetta. Lo sguardo di un bambino, privo di qualsiasi chiaroscuro. La scelta di non ammiccare alla realtà del presente (o degli adulti) e rinchiudere tutto in una prospettiva surreale, capace di strappare risate e sorrisi, però rassegnata a non coinvolgere minimamente il pubblico.

Un omaggio, privo di pretese, a René Goscinny, autore della serie Le petit Nicolas e in Italia più conosciuto come autore dei testi di Asterix. Proprio nella sua mancanza di ambizioni cinematografiche sta il punto di forza. Non tutti i film possono passare alla storia o produrre processi egemonici nella società. Il Piccolo Nicolas mira a divertire per un'ora e mezzo, estraniando e distraendo. Vintage e nostalgia, serenità e malinconia.

Ci si perde (scene quasi inutili) quando non si guarda ai bambini, mentre la narrativa dei vari pollicini non sfigura neanche se paragonata a Il favoloso mondo di Amélie, anche se qui, per rendere il fiabesco, si sfrutta una visione acritica del passato, senza ricorrere a richiami immaginifici.

La guerra dei bottoni e Gian Burrasca difficilmente torneranno alla mente ai bambini che sedevano in sala. L'unica fortuna è che non potranno collegare quelle situazioni alle Winx. Forse in Italia si rischia il paradosso di un film per bambini comprensibile solo da adulti, o quantomeno da adolescenti.

Laurent Tirard riesce a non perdersi tra i numerosi racconti del Nicolas letterario, mettendo in scena una pellicola omogenea, dallo sviluppo narrativo lineare, incentrata su un ottimo Maxime Godart, che convince più della madre Valérie Lemercier, attrice apprezzata e conosciuta Oltralpe, e di Kad Merad, forte di una notorietà ottenuta con Giù Al Nord. Tra le battute de les enfants e il volto di Merad non c'è sfida, vincono di gran lunga i primi. Il cast tiene comunque un buon livello, tanto da indurre il vicino di poltroncina ad azzardare una somiglianza (inappropriata) tra il bidello e il compianto Gian Maria Volonté.

Tirad dimostra di appartenere completamente alla scuola francese, sia per l'affetto con cui tratta il soggetto di Goscinny, sia per le evidenti influenze di Tati e Truffaut.

Il 1945-1975 è una sorta di Eden laico, in balia dei bambini. I gangster vengono fatti fuori, ma è come se accadesse ietro ad uno schermo. L'infanticidio non è un crimine, è un'esigenza per sopravvivere all'interno della famiglia, nata dal timore di venir abbandonati nel bosco dai genitori.

La staticità della scenografia e delle luci danno un contributo fondamentale all'alienazione del soggetto proiettato. Resti lì, quasi fosse un documentario su un mondo completamente diverso dal nostro. Osservi, ridi e ti alzi rimpiangendo i tempi che cambiano, anche se quei tempi a cui fai riferimento non li hai mai vissuti, o non sono mai esistiti.

Finisce che speri di poterti mettere in coda per bere la pozione magica di Asterix, anche se questo non fosse altro che affrontare un miscuglio di liquidi tossici.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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alexmn 7/10

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