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7/10

Roman Polanski. A Film Memoir regia di Laurent Bouzereau

Documentario
recensione di Federica Banfi

Un documentario-intervista dedicato alla vita e alla carriera artistica del regista polacco Roman Polanski, intervistato dall'amico e produttore Andrew Braunsberg.

La vita privata di Roman Polanski ha sempre attirato l’interesse mediatico sin dall’inizio della sua carriera. Che molto spesso essa riscuota più successo dei suoi film è innegabile. Ma quanto di ciò che viene raccontato è reale e quanto è invece speculazione?

Il tentativo del documentario-intervista Roman Polanski: A Film Memoir, è quello di dare una soluzione a tali questioni, cercando di fare chiarezza o, perlomeno, di informare gli spettatori riguardo alcune delle vicende più significative (e talvolta sordide) della vita del regista. Lo scopo di Laurent Bouzereau (il regista del film) e di Andrew Braunsberg (l’intervistatore, intimo amico di Polanski e produttore di alcuni dei suoi più importanti film, quali Macbeth e L’inquilino del terzo piano) è quello di fare luce sugli episodi più controversi sui quali da sempre, anche per volontà del regista stesso, non è mai stata data una risposta chiara e definitiva, insistendo sugli avvenimenti più rilevanti (e patetici) della vita del protagonista.

La lunga intervista, che ha luogo nella fiabesca cittadina svizzera di Gstaad, ha inizio nel 2009, in seguito all’arresto del regista avvenuto mentre si recava a ritirare un premio al Zurich Film Festival, e termina nel 2010, anno della sua scarcerazione. Il pregio del documentario, presentato fuori concorso alla 65esima edizione del Festival di Cannes, è quello di dare al timido e riservato Roman uno spazio sufficiente per difendersi dagli attacchi subiti dalla stampa e dall’opinione pubblica, ma soprattutto per raccontarsi. Attraverso le (purtroppo poche e superficiali) domande dell’amico Andrew, l’intervistato ripercorre i momenti più significativi della sua vita e della sua carriera, partendo dall’evidente e sincera commozione provata nel raccontare la sua infanzia trascorsa nel ghetto ebraico di Cracovia e la tragedia della guerra e dei campi di sterminio (intervallata dalle splendide immagini del suo Il Pianista, pellicola dedicata proprio a questo tema, in cui i suoi ricordi si intrecciano alla finzione), passando per la tragedia dell’assassinio della moglie incinta, Sharon Tate, nella loro villa a Los Angeles, all’accusa di stupro di minore (anche se scorgiamo la reticenza di intervistatore e intervistato a parlarne) arrivando, finalmente, alla tanto agognata felicità giunta col matrimonio con la splendida collega Emmanuelle Seigner e con la nascita dei suoi due figli.

Una vita come quella di Roman Polanski, che facilmente eguaglierebbe quelle raccontate dai suoi stessi film, non è semplice da trasporre su uno schermo cinematografico. Tuttavia, nonostante la velocità e la superficialità con cui alcuni temi vengono trattati e l’assenza del racconto di molti eventi legati alla carriera artistica del regista, Roman Polanski: A Film Memoir rimane senza dubbio un interessante approfondimento su come i tragici eventi della vita del protagonista abbiano influenzato la sua creatività, ma anche il racconto di aneddoti affascinanti (e morbosi) riguardanti il suo privato che facilmente soddisfano il fan, ma anche e soprattutto il voyeur che è dentro a ognuno di noi.

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