V Video

R Recensione

10/10

Un Borghese Piccolo Piccolo regia di Mario Monicelli

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

E' la storia di una piccola famiglia borghese romana, la famiglia Vivaldi. Giovanni impiegato dell'INPS cerca di assicurare un futuro al figlio appena diplomato ragioniere, ma dovrà fare i conti con il male  e con la sofferenza...

Con quest’opera il maestro Mario Monicelli ci dà uno spaccato della vita piccolo borghese con le sue debolezze e i suoi problemi. È la storia di Giovanni Vivaldi, impiegato dell’INPS, prossimo alla pensione, che si sforza di assicurare un futuro sicuro al proprio figlio Mario, garantendogli un posto nel proprio ufficio. Per far ciò ogni mezzo è lecito, anche l’iscrizione alla massoneria al fine di ottenere le domande che verranno fatte al concorso per entrare al ministero. Mario sembra non essere molto sveglio e il padre deve prendersi cura di lui come un bambino, fornendogli l’appoggio necessario per realizzare il proprio sogno.

Ma …il destino ha in serbo un futuro diverso per la famiglia Vivaldi. Sono gli anni ’70 e i crimini efferati sono all’ordine del giorno, così che Mario, proprio il giorno dell’esame rimane vittima di una sparatoria e Giovanni si vede tolto di ogni sostegno e di ogni ambizione. Ma a soffrire di più sarà la madre del giovane, Amalia, costretta all’immobilità su una sedia a rotelle. La vita scorre dolorosa dopo la morte di Mario; più volte Giovanni viene chiamato per riconoscere l’assassino ma senza esito positivo.

L’ultima volta però lo riconosce e invece di denunciarlo preferisce restare in silenzio e farsi giustizia da solo. Inizia un pedinamento che lo porterà a prendere in ostaggio il giovane e che si concluderà tragicamente. La storia è una storia di dolore, ma Monicelli riesce a tratteggiare una satira di questi ambienti ministeriali, con tutte le piccolezze e i vizi degli impiegati statali, oltre che una satira verso alcune carenze della società, come quella di posti al cimitero che costringe ad accatastare le bare alla rinfusa in spazi comuni che assomigliano ad un inferno più che al paradiso. Certo l’interpretazione impeccabile di Alberto Sordi che veste i panni di Giovanni Vivaldi, dà brio alla pellicola e quel tono di ironicità che tende a sdrammatizzare le situazioni più negative.

Da segnalare la partecipazione dell’attrice americana Shelley Winters nella parte di Amalia Vivaldi. Una pellicola che continua il cinema del maestro toscano e che non si esime dal criticare una società clientelare mostrandocene l’essenza ma anche aiutandoci a capirne il perché e i limiti. Il motto che ci rimane impresso è “ama chi ti ama anche se fosse un cane”, summa di questa fratellanza che cerca di gestire il mondo a proprio piacimento, ma che non tiene conto che la realtà è anche imprevisto e dolore e quindi fede. Le vicende narrate prendono spunto dal romanzo di Vicenzo Cerami che porta lo stesso nome del film.

V Voti

Voto degli utenti: 9,5/10 in media su 2 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
alexmn 9/10

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

lorenzof.berra alle 21:02 del 10 febbraio 2014 ha scritto:

Io personalmente ragiono con il mondo del cinema un po' alla Aby Warburg ;il film di Mario Monicelli ,un" borghese piccolo piccolo",rappresenta il punto piu' alto per la politica, sociale ed economica di esplicarsi nel mondo del cinema ;la crisi dell'io legato alle componenti sferzanti del Boom economico ,nascono subito dopo il 1959,allorquando il sistema del neorealismo è confluito sia nella Nouvelle Vague francese che nella medesima "commedia all'italiana".Gia' Visconti con il film Rocco e i suoi fratelli aveva manifestato i primi fermenti dei disagi giovanili,ma l'anello che collega questo film con quelli posteriori è dato dal tema trattato ,ecco allora che Risi mette in scena "una vita difficile",Fellini "la dolce vita"poi arriva la "vita agra"tutti parlano dei disagi che i protagonisti vivono in un mondo conturbante ,ma molto selettivo sul piano sociale,arriva il "gattopardo"che mette in luce attraverso una memoria Proustiana il tema della rinuncia da parte del principe di Salina ad accettare qualsiasi cambiamento ...l'unita' d'Italia(noi fummo i gattopardi),ma Visconti mette in scenna sempre legato al tema della memoria ,e al periodo del boom economico il film di"Leopardiana memoria :vaghe stelle dell'orsa",tutto è legato al denaro ,ma al vuoto dell'io interiore ,lo stesso vuoto che Moravia ci fa vivere e il cinema rivivere con il film "La Noia",tutto è legato alla crisi ,o si è ricchi ,o si è poveri,e infelici,tutto è un mal di vivere ,l'arte inizia con morandi e guttuso a farsi astratta non c'è piu' empatia ,tutto e diapatico,ecco allora Antonioni con il suo dire e non dire ,del film la notte ,e il deserto rosso ,lo spazio circostante è protesico ,fosiognomico dell'io empatico,persino l'architettura ha un suo spazio empatico in noi e su di noi ,spazi vuoti ,mondi industriali la fuga delle colonne,tutto è una empatia in crisi,ecco la cina è vicina ,bellocchio mette la politica,in senso bonario,mentre Visconti torna alla carica con ,il film "La Caduta degli dei"arriva il 68' anno di cesura ecco Gruppo di famiglia in un interno "il linguaggio è mutato ,si parla di scippi,stupri,i soggetti vivono una empatia conflittuale e un'astrazione interiore lipps contro /worringer,ecco allora il film di Monicelli è il crollo della classe borghese e il trionfo di un oscurantismo politico dato dall'eversivismo politico di sinistra e di destra ,è il periodo della strategia della tensione,dove il nostro Sordi vive perdendo un figlio e maledicendo la società in cui vive.