Cuore di Cane regia di Alberto Lattuada
DrammaticoIl famoso medico russo Filipp Filippovic è alle prese con un tentativo di trampianto di organi umani su altri animali. Imbattutosi nel cane Bobby, decide di sottoporlo ad intervento trapiantando su di questo alcuni organi di un funzionario moscovita. Darà vità così ad un nuovo tipo di uomo, in cui l'istinto animale ha il sopravvento sulla ragione.
Alberto Lattuada, regista di lungo corso ed esperto nel trasporre romanzi e racconti in opere cinematografiche (tra i quali alcune opere di Piero Chiara; suo il famoso “Venga a prendere il caffè da noi”), si è cimentato anche con la narrativa russa, regalandoci la versione cinematografica del famoso racconto di Michail Bulgakov “Cuore di cane”. Girato non in Russia, il film, grazie alle capacità attoriali, riesce tuttavia a riprodurre la vita e i sentimenti dei personaggi del racconto dello scrittore russo; in particolar modo da notare la prestazione di Max von Sydow che riesce a tratteggiare con verisimiglianza la figura del medico Filipp Filippovic e quella del suo assistente Bormental, interpretato dall’attore svizzero Mario Adorf. La figura di uomo nato da un’operazione su un cane è interpretata invece dal comico italiano Cochi Ponzoni, noto ai più per il sodalizio comico con Renato Pozzetto. Ponzoni si concede un momento di libertà dall’impegno con il suo socio e fornisce una prestazione non proprio convincente, esaltando il lato volgare di Poligraf Poligrafovic. La ricostruzione scenografica è degna di nota, anche per i frequenti richiami con fotografie e manifesti all’Unione Sovietica del dopo rivoluzione, anche se si capisce facilmente che la città fotografata non è certo Mosca. Il film lascia spazio anche a personaggi femminili interpretati da attrici che allora stavano acquisendo una certa notorietà come Eleonora Giorgi e Rena Niehaus. Lattuada restituisce lo spirito del racconto di Bulgakov, restando molto fedele alla pagina del romanziere russo e facendo emergere l’assurdità della vicenda narrata, assurdità tipica della narrativa di Bulgakov che trova i suoi antesignani nell’opera di Gogol. È uno spaccato della società sovietica dei primi anni dopo la rivoluzione, in cui i vecchi borghesi sono irrisi dai bolscevichi, e a loro volta li disprezzano perché incapaci di salvaguardare la cultura, il rispetto e i buoni costumi. L’unico obiettivo del nuovo regime è quello di spingere verso un’uguaglianza economica e sociale, che tuttavia non significa un vero salto verso il miglioramento effettivo delle condizioni dei disperati, che come il cane Bobby (nel racconto di Bulgakov, Pallino) vivono degli scarti di quanto prodotto dalla società. Tratteggiando questa società Bulgakov ne mette in luce gli squilibri e le contraddizioni arrivando quindi a farne una satira, intenzione che bene emerge dalla pellicola di Lattuada. Un film gradevole, talvolta leggero, capace di ricostruire un’epoca e di farci confrontare con i suoi problemi, lasciando spazio all’assurdo e al lato comico della vicenda.
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