A Un ricordo di Vincenzo Cerami

Un ricordo di Vincenzo Cerami

È morto ieri, mercoledì 17 luglio, a Roma, sua città natale (1940), Vincenzo Cerami, tra i nostri più grandi scrittori e sceneggiatori. Il triplice legame con la poesia, la letteratura e il cinema è stato certo influenzato, per poi evolversi e consolidarsi nel tempo, dall’incontro con Pier Paolo Pasolini, suo insegnante alla scuola media e del quale fu aiuto regista per tre film, Comizi d’amore,’65, Uccellacci e Uccellini, ’66 e La terra vista dalla Luna, episodio del film Le streghe, ’67. Nello stesso anno ebbe inizio la sua carriera di sceneggiatore, con El Desperado, pellicola diretta da Franco Rossetti, che proseguì con autori, fra gli altri, quali Sergio Citti (Casotto, ’77; Il minestrone, ’81; Mortacci, ’90; Vipera, 2001), Marco Bellocchio (Salto nel vuoto, ’80; Gli occhi, la bocca, ’82), Ettore Scola (Il viaggio di Capitan Fracassa, ’90), Gianni Amelio (Colpire al cuore, ’83; I ragazzi di via Panisperna, ’89; Porte aperte, ’90).

Con toni meno aspri e piacevolmente leggeri, è riuscito poi ad assecondare la vena surreale e poetica di attori/registi come Francesco Nuti (Tutta colpa del Paradiso, ’85, Stregati, ’87) o, più avanti, Antonio Albanese (Un uomo d’acqua dolce, ’96, La fame e la sete, ’99 e Il nostro matrimonio è in crisi, 2002), anche se al riguardo il suo contributo maggiore è rappresentato dal definitivo posizionamento artistico di Roberto Benigni, in un certo senso più meditato rispetto all’estro giullaresco degli esordi, pur nel rispetto dell’indole stralunata ed irrequieta: ecco titoli come Il piccolo diavolo (’88), Johnny Stecchino ( ’91), Il mostro (’94), La vita è bella (’97), la cui sceneggiatura fece ottenere a Cerami la nomination all’Oscar e che si aggiudicò tre statuette (Miglior Film Straniero, Miglior Colonna Sonora Drammatica- Nicola Piovani- Miglior Attore Protagonista- Roberto Benigni), per poi arrivare ai meno riusciti Pinocchio, 2002, e La tigre e la neve, 2005.

Ultimo film italiano vittorioso nella Notte degli Oscar, La vita è bella offre ancora oggi una visione certo insolita, che dà preferenza ai toni favolistici rispetto al realismo propriamente detto, mantenendo però sempre la valenza di un apologo morale, pur tra qualche inevitabile caduta di stile, considerando la delicatezza del tema e le modalità di narrazione, che ha i suoi punti di forza proprio nella coraggiosa scrittura (cui collaborò anche Benigni), capace di seguire l’ispirazione folle e poetica del comico toscano. Dai momenti ironici e romantici presenti nella prima parte, si passa ai toni drammatici, grotteschi e surreali della seconda, quando il protagonista viene condotto in un campo di concentramento insieme al figlio Giosuè, che trovano il loro apice nel gioco inventato così da sottrarre il bambino alla dura realtà, non per nasconderla, bensì sfuocarla di quella assurda tragicità messa in campo dai suoi attuatori.

Tra i suoi romanzi si ricordano titoli come Amorosa presenza,’78, Addio Lenin, ’81, L’ ipocrita, ’91, Il signor Novecento, ’94, racconto musicale realizzato con Nicola Piovani, Vite bugiarde, 2007, ma il più famoso resta l’opera d’esordio, Un borghese piccolo piccolo, ’76, anche per la trasposizione cinematografica di un anno successiva, ad opera di Sergio Amidei e del regista Mario Monicelli, con un’intensa interpretazione offerta da Alberto Sordi. Sulla carta come sullo schermo, si prende atto, al di là di ogni giudizio o ideologia, che la nostra società, ormai avulsa da una vera e propria dimensione sociale, orfana di tutti i valori positivi, non sentendosi più rappresentata dalle Istituzioni nel loro complesso, può essere semplicemente descritta, mantenendo una certa distanza. Attraverso uno stile piuttosto crudo e asciutto, dai toni ora farseschi ora grotteschi, veniamo invitati a compiere un percorso ben congegnato, dove ciò che è normale e ciò che non lo è sono posti sullo stesso piano e spesso si intersecano tra loro, in una spietata girandola di situazioni ora liete, ora profondamente tragiche.

L’ultimo lavoro di Cerami è stato la sceneggiatura di Tutti al mare, 2011, per la regia del figlio Matteo, mentre la recente edizione dei David di Donatello lo ha visto insignito di un riconoscimento speciale alla carriera, premio ritirato da Piovani (“Mi preme sottolineare, per lui scrittore a 360 gradi, anche la grandezza di Vincenzo come paroliere, è il momento in cui il grande artigiano si incontra con il grande poeta”) e Benigni (“Vorrei dire a Vincenzo di non preoccuparsi se stanno cadendo le stelle, guardale per tenerle a mente, il futuro è appena cominciato”): le loro parole, espresse nell’occasione sul palco, qui riportate in sintesi, risaltano ora come l’amabile ricordo di una personalità che tanto ha dato alla nostra cultura e del quale già si avverte la mancanza, in particolare di quell’affabulante incontro fra poesia, favola e le nostre imperfezioni reali.

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.