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8/10

La Casa degli Amori Stabili regia di Mika Kaurismaki

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Juhani e Tuula abitano in una grande casa fuori Helsinki. Hanno degli stili di vita diversi e un reddito diverso: lei donna in carriera, lui consulente familiare in un consultorio pubblico. Da tempo la loro relazione è in crisi e così decidono di divorziare, ma convivendo temporaneamente dividendo le spese. Alla ricerca della libertà ritroveranno sé stessi e il loro rapporto.

Presentato in concorso  al Toronto international film festival nel 2009, il film del meno famoso dei fratelli Kaurismaki, Mika, risulta avvincente e nel contempo originale, narrando le vicende di una coppia prossima al divorzio, che decide di condividere ancora per un po’ la propria casa, prima di trovare delle sistemazioni alternative.

Gli ex coniugi si dettano delle condizioni ferree di sopravvivenza, come la suddivisione degli spazi o la proibizione di portare a casa i rispettivi amanti, ma tale regole sono ben presto sovvertite dal comportamento dei due che, per farsi ingelosire reciprocamente, si lasciano andare alla più completa libertà in campo affettivo e relazionale.

Alla storia di amore-odio e convivenza forzata di Juhani e Tuula, fa da contorno un ambiente di malavita, cui le rispettive famiglie di origine appartengono, nonostante l’onorabilità che circonda la coppia che si è affrancata dalle proprie radici. I rispettivi genitori sono membri di organizzazioni criminali volte al commercio e sfruttamento di prostitute e, in passato, anche al traffico di droghe.

Kaurismaki riesce a dare il giusto ritmo alla narrazione, con un’ironia di fondo che caratterizza tutta la vicenda, nonostante la drammaticità della situazione raccontata, lasciando spazio anche al filone gangster-story.

Geniale l’idea di inserire nella storia il punto di vista del vicino guardone ed impiccione, che fa da trait d’union ai vari inserti.

Il regista finlandese riesce a sdrammatizzare, puntando molto sulla recitazione dei protagonisti, sui quali svetta Hannu-Pekka Björkman , che interpreta l’obeso Juhani, incapace di odiare fino in fondo l’ex-moglie e pronto a mettersi in gioco per riconquistarla, o meglio per provocarla al cambiamento.

Il messaggio che permea la pellicola è un messaggio positivo: la riappacificazione è possibile, è possibile rimettersi in gioco e superare difficoltà che talvolta sembrano insuperabili.

Vi è anche una difesa della vita, della maternità, di contro all’egoismo delle coppie che preferiscono vivere senza dare vita a nuova speranza per il futuro e per il mondo.

L’assurdità talvolta delle situazioni rappresentate, è volta a rendere più significativamente e con maggior vividezza il travaglio psico-fisico e relazionale dei protagonisti, a caricaturizzare delle situazioni che si presentano normalmente nella vita di coppia di tutti i giorni.

Un film che lascia spazio anche alle citazioni dotte della storia del cinema, addirittura con una ripresa della famosa scena della scalinata e della carrozzina de La corazzata Potemkin.

Il paragone è d’obbligo con un classico del genere come La Guerra dei Roses, ma mentre là si insisteva su un amore che diventava conflitto insanabile, qui  la speranza ha di nuovo spazio e l’happy ending finale riporta equilibrio nella coppia che ritorna ad apprezzarsi e a costruire  un futuro assieme.

Peccato che il film, distribuito in Italia solo nel mercato home video, non goda di doppiaggio. Un motivo comunque per conoscere una lingua affascinante e dalle sonorità piacevoli, come il finlandese.

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