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8/10

La Decima Vittima regia di Elio Petri

Azione
recensione di Francesco Carabelli

In un futuro non precisato gli uomini hanno dato vita ad un gioco a premi alivello mondiale per sfogare la propria violenza. Chi riuscirà ad uccidere dieci avversari senza soccombere riceverà onori e consistenti premi in denaro. Una giovane americana giunge a Roma per disfarsi del suo decimo avversario, ma troverà sulla sua strada un sorprendente  Marcello Mastroianni...

Non ho mai osato pensare che un regista italiano potesse riuscire a produrre un classico della fantascienza e in genere ho sempre creduto che solo gli americani fossero i maestri del genere, ma mi sono ricreduto.

Certo mi ricordavo di Truffaut e del suo Fahrenheit 451, opera toccante, ma forse non così riuscita e un po' datata, al di là dei pregi della cinematografia dell'autore.

Elio Petri mi ha stupito. La sua opera è quello che si può definire un classico, ossia un 'opera che pur nella sua particolarità, ha un valore universale e il cui valore non viene meno con il passare del tempo.

Il tema affrontato con pungente sarcasmo e ironia è quello della violenza nella società umana. La società di cui si narra è una società che non rifiuta la violenza in toto, ma che ha deciso di incanalarla con mezzi legali, dando vita ad un assurdo gioco a livello mondiale chiamato La grande caccia (o per chi preferisce l'inglesismo The big Hunt). Per necessità finanziarie o solo per dare sfogo alla parte beluina che alberga nell'uomo liberamente gli individui decidono di partecipare a questo gioco, organizzato da un ministero apposito, gioco che prevede l'eliminazione fisica dei propri rivali. Il concorrente è alternativamente cacciatore e preda e alla fine delle dieci cacce chi sopravviverà verrà idolatrato come un dio e avrà una sorta di intangibilità nonché favori e premi.

L'agire violento viene legalizzato e la morte ridotta a gioco, nonché a occasione per i grandi sponsor di incrementare le proprie vendite, dato che l'evento è ripreso dalle televisioni di tutto il mondo e si organizzano trasmissioni ad hoc.

Somma ironia la sede centrale della grande caccia, dove si estraggono a sorte le coppie cacciatore-preda è Ginevra (attualmente una delle sedi principali dell'ONU).

Protagonisti della pellicola un pungente e sornione Marcello Mastroianni e una bellissima e astuta Ursula Andress.

Al di là della dimensione universale, delle critiche alla società moderna mondiale, non mancano le critiche alle tradizioni italiane (il film è ambientato per gran parte a Roma), celate sotto forma di ironia nelle battute di Mastroianni.

Il film è influenzato nella parte scenografica dalla pop art e in genere dalla cultura degli anni '60, di cui dà uno spaccato e una critica (si veda in particolare l'ironia usata da Mastroianni contro la spiritualità in voga in quegli anni, qui impersonificata dalla setta dei tramontisti)

La fotografia ha la tendenza a riprendere l'impianto della fumettistica e a trasporlo in immagini in movimento.

Accurata la ricerca delle ambientazioni e dei costumi.

Tutto sommato un film che presenta spunti divertenti e mai banali: da non perdere e da consigliare agli amici.

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Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 2 voti.
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Peasyfloyd alle 10:18 del 3 luglio 2009 ha scritto:

mi fa strano pensare a petri che fa film di fantascienza, avendo visto finora solo film politico-sociali suoi. D'altronde sarà meglio rimediare al più presto a qeusto punto, che la curiosità è tanta

E complimenti per l'approfondita analisi a Francesco!

loson79 (ha votato 9 questo film) alle 16:22 del 29 settembre 2010 ha scritto:

Petri confonde le acque, gioca la carta (assolutamente inedita, quasi sconvolgente) del film di fantascienza "meta-pop" che a un certo punto ingloba stilemi della commedia all'italiana, coinvolge un Mastroianni camaleontico (leggasi "perfetto"), e partorisce un capolavoro mostruosamente isolato. Della serie: quando il cinema italiano era DAVVERO grande cinema.